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Inbound, sarà l'anno del record

Le prospettive sono di chiudere il 2015 a quota 30 milioni di turisti

Il 2015 sarà un anno record, nonostante tutto. La Thailandia guarda con ottimismo al bilancio dell’inbound internazionale, che con tutta probabilità arriverà a superare l’obiettivo di 28,8 milioni di turisti prefissato a inizio anno, chiudendo il 2015 a quota 30 milioni.

Grazie anche al baht più debole, il mercato del turismo nel Paese continua a recuperare terreno, e luglio ha fatto segnare un 30 per cento di arrivi in più rispetto allo scorso anno. Una percentuale che, secondo il Barometro Unwto, rappresenta la progressione più alta dell’area Asia Pacifico, dopo il più 47 per cento del Giappone.

Secondo quanto riportato dal Ministero del Turismo, da gennaio a luglio il Paese ha ospitato nel suo territorio 17.504.204 visitatori internazionali, contro i 13.368.979 del 2014.

Il risultato così incoraggiante è spinto soprattutto dal turismo di prossimità. Basti pensare che la componente cinese è arrivata a rappresentare oramai il 28 per cento del totale dei visitatori nel Paese e Bangkok, in particolare, sta beneficiando del forte incremento di short break e viaggiatori indipendenti. Per fine anno dalla Cina sono attesi oltre otto milioni di visitatori. Il forte incremento dell’inbound ha spinto al 70 per cento il tasso di occupazione medio degli hotel di Bangkok nel secondo trimestre di quest’anno, un enorme miglioramento rispetto al 50 per cento registrato nello stesso periodo del 2014.

Anche l’adr e il revPar sono in crescita, a testimonianza della forte domanda di sistemazioni alberghiere nel Paese.

Penisola: saldo positivo
Se i mercati asiatici rappresentano giocoforza lo zoccolo duro dell’inbound tailandese, il ruolo dell’Europa, e dell’Italia, non è affatto irrilevante, anzi. “Anche dopo i recenti fatti di cronaca - commenta il direttore marketing di Tat, Sandro Botticelli - l’Italia ha continuato a prenotare la Thailandia. Ci aspettavamo un fermo che, in effetti, non si è verificato”.

Un andamento che, dunque, supera le stesse previsioni dell’ente, tanto che “le prospettive per i prossimi mesi appaiono buone. Intanto gli ultimi dati ci danno un totale di arrivi italiani, tra gennaio e luglio, pari a un incremento di 11 punti percentuali rispetto al medesimo periodo del 2014”.

Per incentivare uno dei target privilegiati, quello degli honeymooner, l'ente ha dato vita a un contest su Facebook, ‘New Lovers in Thailand’, valido fino al 30 ottobre. “L’obiettivo - spiega Botticelli - è aumentare i like, ma anche ricordare che la Thailandia è il Paese perfetto per i viaggi di nozze”. Il pubblico sarà infatti invitato a postare una foto che dimostra l’amore per il proprio compagno o compagna: il vincitore, scelto tra venti finalisti, si aggiudicherà un viaggio per due nel Paese.

Focus sui big spender
Se la componente italiana si caratteriza per la buona capacità di spesa e la scelta di sistemazioni alberghiere di grande appeal, non altrettanto si può dire per gli altri mercati internazionali. A suonare il campanello d’allarme è Chanin Donavanik, presidente del comitato per il turismo della Camera di Commercio del Paese, nonché chief executive del gruppo Dusit International.

“Ora che numeri ci sono - dice - bisogna pensare ad aumentare le entrate valutarie. Le cifre sono importanti, è ovvio, ma la Thailandia deve anche concentrarsi su quanto spendono i turisti, una voce di maggiore importanza per garantire una crescita sostenibile”.

Secondo lui diventa quindi  fondamentale che l’esecutivo metta in agenda un piano generale per il turismo che si concentri sulla capacità di attrarre turisti altospendenti. “Occorre anche studiare strategie ad hoc per decentralizzare i flussi turistici, attraendoli fuori da Bangkok e dalle principali province”. Una mossa che consentirebbe di creare più posti di lavoro per la popolazione locale, permettendo alle piccole imprese di crescere.

Su un totale di circa 38,9 milioni di persone, gli addetti nel settore del turismo tailandese sono circa 6,2 milioni. Un numero del tutto insufficiente, secondo Donavanik, a far fronte allo sviluppo dell’inbound, soprattutto ora che la Thailandia fa parte dei Paesi Asean: “Per garantire un livello di servizi costantemente alto ai visitatori internazionali - sostiene - il comparto avrebbe bisogno di almeno 10 milioni di lavoratori”.

Stefania Galvan

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