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Aeroporti: l'avventura di Londra Stansted

di Domenico Palladino

Un aeroporto nato e cresciuto nel segno delle low cost. La storia di Londra Stansted inizia con gli anni '90, quando un giovane scalo con una grande capacità incontra una compagnia low cost con ambizioni di crescita. Nasce così una partnership che ha portato l'aeroporto a contare 20 milioni di passaggi di viaggiatori ogni anno.

 

"È stato un insieme di più fattori coincidenti - racconta Mark Souter, head of airline relations dello scalo londinese -: da un lato quando abbiamo aperto, chiaramente avevamo una maggiore capacità disponibile rispetto a Heathrow o Gatwick, dall'altro ci presentavamo, per un compagnia con mire aggressive come Ryanair, come una scelta perfetta grazie alla vicinanza con Londra e al sistema di collegamenti che potevamo offrire". Così inizia l'avventura, che trasforma Stansted nell'aeroporto low cost per eccellenza.


"Non ci sono particolari differenze nel lavorare con i passeggeri delle low cost rispetto a quelli tradizionali - dice Souter -. Certo, chi vola con compagnie a basso costo ha un'attenzione particolare al fattore prezzi, e questo si ripercuote anche sui servizi aeroportuali. Considerando però il fatto che, con la crisi economica, molte aziende hanno scelto di volare low fare, ci ritroviamo con un 20 per cento di pax di segmento business, quindi le esigenze sono davvero diversificate".

Quello che cambia, invece, sono le richieste della compagnia. "Lavorare con un vettore come Ryanair vuol dire offrire una rete funzionale di collegamenti con il centro cittadino, vista la vocazione point to point che è stata scelta - spiega - ma vuol anche dire dare servizi di alto livello al costo più basso".


Il futuro, però, non sarà solo low cost. "Ryanair è stata e continuerà ad essere molto importante per Stansted e per la sua crescita - dice Souter - ma ci concentreremo anche sulle compagnie tradizionali, perché la capacità di Heathrow e Gatwick è molto limitata, mentre noi abbiamo ancora molti spazi disponibili. L'obiettivo è arrivare a 35 milioni di pax all'anno, aprendo anche al long haul".


La scommessa di Verona

 

Un nuovo terminal dedicato interamente al traffico low cost. È questo il progetto che l'aeroporto Catullo di Verona vuole portare a termine entro il 2011. "Si tratterà di uno spazio interamente dedicato ai vettori no frills - spiega Massimo Soppani, direttore generale della Catullo Spa -, che ci consentirà un'apertura a nuovi target di mercato".

 

Pubblicato il 24/06/2010

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