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Le isole degli sposi

Gli enti del turismo delle diverse realtà rilanciano le mete con nuove iniziative promozionali e di formazione rivolte al pubblico e al trade

Il sogno degli sposi italiani. Sono queste le isole del Sud Pacifico, dalla Polinesia francese alle Fiji, fino alla Nuova Caledonia e alle isole Cook, vere new entry sul mercato tricolore come mete dell’area.

Isole e atolli che sono circondati da un fascino senza tempo, e che sono sempre tra le prime mete desiderate dagli honeymooner. Ma, almeno nell’ultimo anno, il sogno dei turisti italiani su queste destinazioni resta sempre più spesso un sogno: il budget necessario per raggiungere le mete del Sud Pacifico è decisamente consistente e poco si avvicina alle possibilità delle tasche degli italiani in questi giorni.

Non è un problema solo italiano: secondo i dati delle isole, infatti, il maggiore incremento nel numero dei visitatori arriva dai mercati di Australia e Stati Uniti, mentre i bacini europei arrancano e perdono quote.

Malgrado le difficoltà economiche del periodo, però, secondo la Pata l’intera area del Sud Pacifico è cresciuta, fino a maggio 2012, dell’8 per cento in termini di arrivi, con una buona performance in particolare per le isole.

Nel dettaglio, le Fiji, con dati aggiornati a febbraio 2012, mostrano una leggera contrazione rispetto all’anno precedente, con un -0,7 per cento negli arrivi. La Polinesia Francese, invece, vede l’Italia come quarto mercato a livello mondiale: da gennaio a luglio 2012 gli italiani in arrivo a Tahiti e nelle altre isole sono stati 4mila e 39 per 44mila 523 presenze. Per quanto riguarda le isole Cook, nell’anno che va da settembre 2011 ad agosto 2012 gli arrivi sono stati 117mila, con un incremento anno su anno del 5 per cento.

La forza di quest’area è nella sua unicità e nell’esclusività dell’offerta. Tanto è vero che, malgrado in questi anni siano stati fatti molti tentativi, non si è mai arrivati a definire un marchio unico che riesca a comprendere tutta l’area. In realtà, secondo gli analisti, la necessità di un unico brand sarebbe potenzialmente un vantaggio competitivo nella promozione sul mercato globale, ma nel caso di queste destinazioni rischierebbe di trasformarsi in un boomerang, andando a depotenziare la forza evocativa dei marchi Paese conquistata negli anni da alcuni degli Stati insulari del Sud Pacifico.

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