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Un brand per le Cook

Riposizionarsi sul mercato italiano, e del Sud Europa, sotto il marchio ‘Polinesia Neozelandese’. Questo l’obiettivo di Cook Island Tourism Corporation, che guarda al futuro con la volontà di rinnovare la propria immagine.

“La nuova strategia di marketing - spiega Nicholas Costantini, general manager per l’Italia e il Sud Europa di Cook Islands Tourism Corporation - punta a far conoscere la destinazione come alternativa alla Polinesia Francese e prevede azioni sia verso i consumer, sia verso i dettaglianti”. Per consolidare il marchio, nei mesi scorsi è stato lanciato il portale www.polinesianeozelandese.com ed è stata istituita una help-email dedicata ai dettaglianti.

E sempre a loro è riservato il Cook Island Specialist, il corso di e-learning che ha già oltrepassato i 200 iscritti. Registrandosi al portale e superando le sessioni formative, gli agenti di viaggi riceveranno l’attestato di specialist e potranno approfittare di offerte su voli e servizi a terra per organizzare un educational personale. L’obiettivo è quello di poter scoprire di persona le attrattive dell’arcipelago, che quest’anno festeggia il 50esimo anniversario dell’indipendenza e, grazie a un memorandum d’intesa siglato con Air New Zealand, sta realizzando una serie di attività promozionali e di partnership con i principali t.o. italiani.

Target di riferimento preferenziale sono sempre gli honeymooner, che rappresentano il 70 per cento degli arrivi totali delle isole. “Inoltre - ricorda Costantini -, stanno aumentando le richieste di matrimonio in loco, una possibilità che si sta facendo spazio anche sul mercato italiano”.

Sul fronte dell’inbound internazionale, l’ente del turismo prevede una fine anno all’insegna della crescita, dopo una summer che Halatoa Fua, ceo della Cook Islands Tourism Corporation, definisce “molto soddisfacente per tutti i mesi della stagione”, con un incremento di 4,3 punti percentuali a giugno (che si è chiuso con 12.882 arrivi) e un exploit a luglio, grazie anche al richiamo del festival Te Maeva Nui. I due terzi di arrivi sono neozelandesi e il 15 per cento australiani.

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