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Il sole di Svevia

Salvatore Miano, Agenzia Mianotour, Barcellona Pozzo di Gotto, Messina
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Le agenzie emiliane e romagnole oltre il terremoto, oltre tutto

Ogni volta che viene toccato l’argomento aggregazione, capacità di fare sistema, o comunque di lavorare al di la degli individualismi, mi viene da pensare alla gente dell’Emilia Romagna.

In questi giorni, mentre pensavo al nuovo tema per il post del blog, immaginavo di dissertare sulla capacità degli emiliano-romagnoli di fare nascere e sviluppare un’industria, inclusa quella turistica. Accredito loro, infatti, una fortissima e innata capacità di fare sistema, di andare oltre all’individualismo, di fare gruppo.

La riviera adriatica forse non ha il miglior mare d’Italia, ma ditemi voi se esiste angolo non strutturato, non accessoriato, dove manchi un bar, una discoteca, un locale, un bagno. Immaginate questa riviera turisticamente deserta, con qualche buon ristorantino di pesce, e un gruppo di albergatori che si riunisce e pensa: a chi vendere questo mare? Ai tedeschi. E quanto vogliono spendere i tedeschi? Tot. Ed eccoli là, senza pensarci troppo, prezzo tot per tutti gli albergatori, charter dalla Germania su Rimini, e ti riempiono una riviera di teutonici pronti a prendere il sole anche ad aprile-maggio.

Le fiere di ogni settore che hanno più successo dove si fanno? A Rimini Fiera, vedi la nostra TTG Incontri (giuro che la testata che mi ospita non sapeva niente di questa mia affermazione). E i grandi distretti alimentari? Il consorzio del Parmigiano Reggiano? Del prosciutto di Parma? Il grande distributore di carne di tutta Italia, il gruppo Cremonini? La Barilla? E decine di altri esempi.

Ma l’esempio più eclatante l’ho avuto ieri ad un meeting a Firenze con un gruppo di agenti di viaggi provenienti da tutta Italia. Si parlava di aggregazione tra agenzie di diverse aree territoriali, ed ognuno ha testimoniato la sua difficoltà nel proprio territorio a vincere individualismi e resistenze, e questa insofferenza è trasversale, da Nord a Sud; c’è da lavorare molto, per superare barriere, timori e confini. Tutti, tranne la collega di Cattolica che quando le viene chiesto come riesce a gestire una collaborazione con altre agenzie del suo territorio, ovvero chi fosse il leader naturale del gruppo e se ci fossero gelosie, ha risposto, con serenità, “noi condividiamo tutto”.

In queste tre parole c’è racchiuso l’atteggiamento che queste persone hanno verso la collettività e le relazioni siano esse sociali che di affari.

Ora però un evento più grande e più forte di noi, e tra l’altro ancora in corso, polarizza l’attenzione, il terremoto dell’Emilia.

Ancora è presto per fare un bilancio di questo disastro naturale.  Oggi ho provato a contattare un’altra collega di Carpi che giusto ieri, nello stesso incontro a Firenze, mi confessava quanto temesse il terremoto e quanto avesse paura che la sua zona fosse impreparata a tale evenienza, in quanto da sempre considerata non ad alto rischio, ma è stato impossibile per via delle linee intasate.

Il primo pensiero, ovviamente, va alle vittime, il cui numero è ancora infaustamente incerto, ma penso anche ai superstiti, a chi, dopo il terrore e lo sconcerto, deve rimettersi in gioco, a chi dovrà affrontare la rinascita anche economica della propria terra.

I terremoti, le alluvioni, altri disastri di questo genere sono impietosi, ingiusti, ciechi, e soprattutto trasversali. Ci sono passato: ti chiedi in un lampo perché, cosa farai, se mollare, e poi ti fai coraggio, decidi di riemergere anche se dovessi farlo da solo.

Ma i colleghi dell’Emilia riemergeranno insieme, la loro gente riemergerà, rimarginerà meglio degli altri questa ferita, perché sono abituati a non essere individualisti e a non piangersi addosso.

Vi ricordate Baccini? “Le donne di Modena hanno le ossa grandi” cantava.

Non ho sentito fino ad ora una persona, in tutti i servizi televisivi, dire le parole “ci hanno abbandonati”.

Ma noi, tutti gli altri, non abbandoniamoli.

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