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Roberto Gentile,
Editorialista turistico, esperto di retail, community-manager, head-hunter
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Perché l’hôtellerie italiana va alla grande, ora e in futuro

L’estate turistica italiana si chiude in positivo, gli stranieri - americani in primis - arrivano a frotte, le prospettive per il 2024 sono più che buone. Queste le conclusioni del recente TTG di Rimini, ribadite da Ithic, la conferenza dedicata agli investimenti nel settore alberghiero in Italia.

Tra gli attori della filiera turistica, la parte del leone spetta all’hôtellerie, ecco tre dei tanti motivi:

1. L’Italia è e resterà una destinazione di grande successo. “Noi abbiamo tutto: mare, sole, montagna, cultura, cucina, natura. Nessuno al mondo ha tutto questo insieme” dichiara convinto Otmar Michaeler, ceo di Falkensteiner Hotels & Residences, che - nonostante il nome e l’accento stranieri - è di Bolzano e guida un’impresa italiana che ha successo nel mondo. La varietà e la ricchezza del patrimonio del Bel Paese non hanno eguali (la leadership nel novero di Patrimoni Mondiali dell’Unesco é nota) e - in più - i nostri beni sono raccolti in uno spazio limitato e facilmente raggiungibile. Un trekking a Cortina, al mattino, e un aperitivo al Lido di Venezia, al pomeriggio, distano solo 150 chilometri.

2. Tutti vogliono investire in Italia, tutti vogliono un 5 stelle a Roma e a Milano. Non c’è fondo, americano o orientale o europeo, che non abbia messo billions sul piatto, per comprare catene alberghiere, hotel singoli o semplicemente “mura” nei centri storici delle città d’arte e sui nostri litorali più attraenti. “Apriranno più hotel 5 stelle a Milano che a Roma, nei prossimi anni, tutte le più importanti catene mondiali vogliono esserci” sottolinea Ribaudo. Non solo le Fab-4 Roma, Firenze, Venezia e Milano, ma anche Napoli e Bologna, Capri e Sirmione, Como Lake e la Versilia. “I soldi non sono un problema” ammica il rappresentante di un fondo che fa shopping da noi, e i dollari svolazzano nelle sue pupille…

3. Nuove generazioni alla proprietà e al management alberghiero. Dopo decenni di proprietari sopra i 70 anni e general manager coetanei, o quasi, finalmente facce nuove, giovani e dinamiche, si stanno facendo strada nell’hôtellerie up-scale in Italia. Seconde e terze generazioni di famiglie di albergatori, nelle grandi città soprattutto, ma anche manager 40enni che hanno studiato e lavorato all’estero, che tornano a vivere da noi.

Però, poche, pochissime donne, tra proprietà e management. In settore dove l’eccellenza del servizio, la cura del cliente, la sensibilità ai dettagli sono elementi strategici, il tocco femminile dovrebbe essere molto più presente e valorizzato. Onore al merito, quindi, a tre donne di valore dell’hôtellerie italiana: Elisabetta Fabri, presidente e ceo di Starhotels; Sara Digiesi, ceo di Best Western Italia; Sofia Gioia Vedani, a.d. di Planetaria Hotels. Porte aperte a chi le imiterà. Presto, però.

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