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Roberto Gentile,
Editorialista turistico, esperto di retail, community-manager, head-hunter
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Perché il Giappone OGGI è una destinazione ideale per gli italiani (e per i t.o. che ce li mandano)

Sono appena stato in Giappone, grazie alla visionaria* iniziativa UNConvention World Tour 2023 di Idee per Viaggiare: era la prima volta, ho visitato solo Tokyo e Hiroshima, ma ho concluso che questo è il momento ideale per mandare turisti italiani nel Paese del Sol Levante. Per cinque semplici ragioni, un po' lunghe da spiegare, ma chi arriverà alla fine ne saprà un po' più di prima:

1. Ci si arriva facilmente, si viaggia ad alta velocità. Tokyo dista 9.855 km da Roma, in linea d'aria; su strada sono oltre 13.500 km, con tutta l'Asia di mezzo. Dodici ore per un volo diretto da Fiumicino a Tokyo Haneda, con Ita Airways, che in Economy Light costa € 855, andata e ritorno. Emirates fa scalo a Dubai, quindi le ore di volo effettivo diventano sedici: un'a/r su Tokyo Narita si trova a € 989 e lo scalo a Dubai può essere visto come un'estensione della vacanza. Volare a New York o a Miami, che sono più vicine di Tokyo, non costa molto meno. Il Giappone ha riaperto a ottobre 2022 e gli arrivi internazionali sono già superiori a quelli del 2019: con la Cina che arranca e la Corea del Sud che solo ora sta attraendo turisti, il Giappone è la destinazione top per un viaggio in Estremo Oriente. In loco le distanze sono importanti (480 km da Tokyo a Kyoto, 530 km fino a Osaka) ma l'esperienza con gli Shinkansen, i treni-proiettile, vale da sola il viaggio. Meno di 4 ore per coprire gli 839 km da Tokyo a Hiroshima, esperienza personale. "Vanno più veloci di noi" ammette con un po' di mestizia Maria Paola De Rosa, resp. vendite di Frecciarossa Trenitalia. "Vero, ma da noi non ci sono salite, né curve, né gallerie" ribatte il capotreno del Nozomi, il più veloce degli Shinkansen. Capotreno che non chiede il biglietto (in Giappone non ci sono portoghesi…), ma fa l'inchino ai passeggeri ogni volta che entra nel vagone.        

2. Lo yen è svalutato e tutto costa meno. A settembre 2023 la BoJ Banca del Giappone è intervenuta per frenare il crollo dello yen: con un dollaro se ne compravano 146, il valore più basso da 24 anni a questa parte. Crollo dovuto alla decisione della BoJ di non alzare i tassi di interesse (oggi addirittura negativi) quando le banche centrali di tutto il mondo, Italia compresa, li stanno portando ai massimi, per combattere l'inflazione. Fatto sta che quella che era una destinazione notoriamente costosa è diventata accessibile a tutti. Si pranza, in qualsiasi ristorante turistico nel centro della capitale, con 2.000 yen (€ 12,80). Una lattina di Asahi Super Dry, la più popolare birra del Giappone, costa 235 yen al supermercato e 600 al bar (rispettivamente € 1,50 e € 3,80). Nulla in confronto all'iPhone 15, lanciato in tutto il mondo lo scorso 22 settembre, con chilometriche file notturne di Apple-addicted anche a Tokyo: a 124.800 yen (€ 798) la versione base dell'iPhone risulta la più economica del mondo; nella classifica che vede il Giappone al primo posto, l'Italia è solo ventesima. Esattamente quarant'anni fa ebbi in regalo dai miei genitori, reduci da un costosissimo tour Giappone + Filippine (un milione di lire al giorno, per quattro persone), una fantastica Nikon F2: oggi macchine fotografiche non se ne vendono più, Nikon non fa più pubblicità e i marchi che imperversano a Tokyo sono Gucci e Bulgari, Nike e Adidas, Apple e Samsung. Esattamente come in qualsiasi metropoli occidentale. En passant, dal punto di vista dei t.o. che programmano il Giappone: visto che i prezzi dei pacchetti non hanno seguito la svalutazione dello yen e i servizi a terra si pagano in euro o dollari, un po' di margine si riesce a fare…  

3. Il sushi l'hanno inventato loro. Se c'è una cucina etnica che ha veramente sfondato in Italia, soprattutto negli ultimi vent'anni, è quella giapponese. Non quella indiana, che pure è arrivata prima; né quella americana, da noi considerata McDonald's et similia; né quella cinese, troppi dubbi su quello che succede nelle loro cucine. Il sushi ("insieme di piatti tipici della cucina giapponese, a base di riso insieme ad altri ingredienti come pesce, alghe nori o uova" recita Wikipedia) ha avuto un successo strepitoso, soprattutto a Milano e nelle città del nord Italia: si entra in un locale esotico dove i cuochi - rigorosamente vestiti di bianco - cucinano a vista, si usano solo le bacchette di legno e si sa che si pagherà un botto (anche se non vai da Nobu di Armani). Andare alla fonte, quindi in Giappone, è una libidine: ne ho avuto riprova ascoltando le conversazioni delle mie compagne di viaggio, capaci di disquisire non solo dei banali sashimi o tempura, ma anche di ramen e donburi, takoyaki e yakitori, sukiyaki e yakiniku. E tutto costa meno di una cotoletta alla milanese. Nella "Guida al Giappone" di Marco Togni (fondatore di GiappoTour e 2 milioni di follower sui social, Instagram e YouTube in primis), delle 128 pagine, nell'edizione 2019, venti sono dedicate solo a mangiare e a bere (una a Hiroshima).  

4. È il regno di manga, Super Mario e Pokémon. Ad affascinare milioni di italiani non sono stati certo la cultura (nel 2017 il Premio Nobel per la letteratura è andato all'anglo-giapponese Kazuo Ishiguro, l'ultimo italiano a riceverlo è stato Dario Fo nel 1997) né il cinema (il citatissimo Akira Kurosawa de I sette samurai è noto solo ai cinefili) né tantomeno la musica (ci fermiamo a Ryūichi Sakamoto, che nel 1987 vinse l'Oscar per la colonna sonora de L'ultimo imperatore - cinese, non giapponese - di Bernardo Bertolucci). A colonizzarci, dal Sol Levante, sono stati i cartoni animati. O meglio, i manga ("immagini in movimento") che corrispondono ai comuni fumetti, tipicamente serializzati su riviste dedicate contenenti più storie, e hanno avuto diffusione mondiale quando sono diventati cartoni animati (che si chiamano "anime" non manga, puntualizzano gli esperti): Atlas UFO Robot e Mila e Shiro sono indelebili ricordi dei ragazzini degli anni '80. Super Mario è la serie di videogiochi a piattaforme prodotta da Nintendo dagli anni '80, avente come protagonista l'idraulico Mario: contando tutti gli spin-off, con oltre 850 milioni di copie vendute in tutto il mondo è la serie di videogiochi di maggior successo e popolarità della storia. I Pokémon sono creature immaginarie che gli umani possono catturare, allenare e far combattere tra loro: creati nel 1996 dal disegnatore Satoshi Tajiri come videogioco per la console portatile Game Boy di Nintendo (quella di Super Mario) i Pokémon hanno avuto un successo strabiliante e sono diventati anime, film, manga, un gioco di carte collezionabili, libri, gadget e giocattoli. Tutto questo - manga e anime, Super Mario e Pokémon - è in vendita, in qualsiasi grande magazzino di Tokyo. Essendo spesso prodotti collezionabili (tipo le figurine Panini di una volta) avere qualcuno che te li compra in Giappone e poi te li regala è il sogno di qualunque ragazzino italiano (e magari pure dei suoi genitori…).

5. Il Giappone è pop: semplice da capire e ideale per i selfie. Qual è la guida del Giappone più popolare in Italia? Quella del Touring Club Italiano? No. La più internazionale Lonely Planet? Neanche. "I love Japan. 20 posti pazzeschi da vedere in Giappone": autrice La Pina. Se non conoscete La Pina siete degli irredimibili boomer, e potete piantarla qua. La Pina è la nota conduttrice di Radio Deejay, oltre che rapper, e proclama nell'introduzione: "Sono stata in Giappone 43 volte e questi sono venti posti veri, non ricostruiti ad hoc per i turisti, assolutamente fuori dai classici pacchetti vacanza (sic), dalle solite cartoline. Luoghi in cui la gente vive, lavora, mangia e ama". Un manifesto del turismo esperienziale, perfetto per il Giappone. Perché la storia conta poco: gli shōgun e i samurai appartengono a un passato spesso idealizzato, il Giappone si è auto-isolato dal mondo fino al 1853, ha perso la seconda guerra mondiale sotto le bombe atomiche di Hiroshima e Nagasaki, Tokyo è stata distrutta dal terremoto del 1923 e poi dai bombardamenti al napalm USA del 1945, l'imperatore non ha più prerogative divine e l'attuale tenno Naruhito e l'imperatrice Masako hanno un centesimo della popolarità dei britannici Windsor. Idem per la religione: la singolare commistione di scintoismo, politeista e animista, e di buddismo, nato in India ma transitato dalla Cina, fa sì che il rapporto del giapponese con la religione sia flebile, legato a cerimonie (nascite, matrimoni) e alla richiesta di grazie. Tutto questo si trasferisce nel quotidiano: a Shibuya, il quartiere di Tokyo che ospita l'incrocio pedonale più affollato del mondo, non trovate né una statua dell'imperatore né di uno shōgun, ma quella di Hachikō, il cane diventato famoso per l'incrollabile fedeltà nei confronti del padrone. A Sensō-ji, il più antico tempio buddista della capitale, si arriva percorrendo una interminabile fila di negozietti che affittano kimono e vendono ventagli, dolci tipici, pupazzetti di Godzilla e ovviamente tutto lo street-food possibile; mentre all'interno del tempio, ma proprio dentro, si commerciano "omikuji", i biglietti contenenti una predizione divina su vita, salute, lavoro, amore ecc. (che vanno a ruba). E infine anche sul Fuji, monte sacro del Giappone e sua icona globale: "Tutto quello che ha a che fare con questa sacra montagna è commercializzato e ridotto a un vile ricordino. Le migliaia di giapponesi che la scalano partecipano a un triste, anche se inconscio, funerale di massa: il funerale della civiltà giapponese che del Fuji aveva fatto il proprio simbolo", nelle parole senza appello di Tiziano Terzani ("In Asia", 1990, sono passati trent'anni e ovviamente oggi è peggio).

Tutto questo spiega - a mio ovviamente sindacabile giudizio - perché il Giappone fa da fantastico sfondo per i selfie, l'attività più popolare del turista globale e smart-phone dotato: templi scintoisti ed enormi grattacieli, kimono e ventagli, manga e Pokémon, pubblicità tridimensionali e ovviamente sushi, ramen e tempura come non ci fosse un domani. Quale Paese al mondo è più adatto a essere venduto, nel 2023?!

* "visionaria", la UNConvention di Idee per Viaggiare, perché solo il t.o. guidato da Danilo Curzi poteva inventarsi un evento che ha portato 150 agenti di viaggio, 40 staff IPV, 9 content creators e 5 addetti stampa trade, prima a Dubai e Doha, in quindici destinazioni diverse, per una settimana in giro per il mondo

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