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Roberto Gentile,
Editorialista turistico, esperto di retail, community-manager, head-hunter
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Perché andare da Milano a Roma in treno o in bus è meglio che in aereo o in auto

C’era ancora la lira: ne sborsai la bellezza di 600.000, per volare da Linate a Fiumicino. Erano gli anni ’90, Alitalia aveva l’esclusiva e la tratta Roma-Milano era la più redditizia del suo network. Dura minga: prima le low-cost e poi l’alta velocità, hanno cancellato la rendita di posizione e Alitalia ha fatto una brutta fine anche per quello.

Oggi, per andare dalla capitale politica a quella economica c’è solo l’imbarazzo della scelta. Non consideriamo ITA Airways (che oggi 26 giugno opera 15 voli, da Linate a Fiumicino, nessuno da Malpensa) e l’auto propria (con la quale, con la nuova variante di valico, ci si mettono sei ore, traffico permettendo). Consideriamo due mezzi che solo quindici anni fa non esistevano: l’Alta Velocità ferroviaria e gli autobus. Mentre per l’AV i competitor sono solo due (il Frecciarossa di Trenitalia e Italo di NTV) sui pullman c’è più concorrenza, anche se gli attori più importanti sono ancora due: la tedesca FlixBus e l’italiana Itabus, appena acquistata da Italo. Ho provato di persona entrambe e l’ho raccontato qui: Itabus nel 2021 e FlixBus nel 2016. Su Flixbus sono appena tornato e non ho trovato grandi differenze, rispetto a sette anni fa: era un servizio basic allora, è (ancora) più basic adesso.

Da pendolare Milano – Roma per lavoro, su tutti i mezzi a disposizione (mi manca BlaBlaCar, ma riparerò), ecco perché Alta Velocità e autobus sono meglio di aereo e auto.

1. Perché guidare è faticoso, noioso e costoso. Anche se hai il SUV e passi il tempo al telefono o su Zoom, quasi 600 km sono tanti. Prima o poi ti tocca accodarti al TIR che ne supera (arrancando) un altro. Poi ti tocca fare benzina e quindi ingozzarti in Autogrill con un Camogli da 8 euro. E infine il conto è salato: € 43 di pedaggio e non meno di € 60/70 per benzina/gasolio. Conviene solo se sei in compagnia.

2. Perché perdi (un sacco di) tempo in aeroporto, non in volo. Siamo sempre di corsa, quindi il tempo risparmiato per il viaggio è tutto tempo guadagnato per il business. Il volo Linate – Fiumicino dura 70 minuti, ma in aeroporto ti tocca andarci almeno un paio d’ore prima, in caso di code o imprevisti. Calcola una mezz’ora per arrivarci, anche se abiti a Milano e ci vai in auto, e un’altra mezz’ora per uscire, quando arrivi a Fiumicino. Fanno più di 4 ore, e non ho considerato che da Fiumicino tu debba andare in centro, e non a Ostia, che è a due passi.

3. Perché in treno puoi lavorare, e bene. Quando, ad aprile 2012, partecipai al viaggio inaugurale di Italo, il wi-fi c’era già ed era gratis: ma andava piano, si spegneva in galleria e sembrava una cosa talmente di lusso che prima o poi l’avrebbero fatta pagare (cara). Invece è arrivato il 4G e quindi l’always connected, e il wi-fi è rimasto incluso nel prezzo del biglietto. Tradotto, ti logghi in stazione e ti stacchi quando arrivi. A onor del vero, il wi-fi del Frecciarossa funziona meglio di quello di Italo. Però, se gli americani cedono Italo a MSC vedrai che migliora pure quello.

4. Perché, se vuoi risparmiare, il bus non ha rivali. Ho fatto la prova: a otto giorni dalla partenza, lunedì 3 luglio alle 9.00, un Milano-Roma in economy costa €60,90 col Frecciarossa, 1 euro (!) in meno con Italo, € 23,98 con Flixbus e addirittura € 8,38 (avete letto bene, meno di 9 euro) con Itabus. Vabbè, Itabus ci mette un’ora in più di Flixbus e ti scarica a Roma Tiburtina, ma il viaggio ti costa quanto un Camogli all’Autogrill. A proposito, chi viaggia sui pullman low-cost si porta la schiscetta (se parte da Milano) o il lunch-box (se aduso alle low-cost). Se parte da Roma, mangia prima.

5. Perché in treno puoi raccontare i fatti tuoi a tutto il vagone. Elenco delle conversazioni telefoniche che mi è toccato ascoltare, su Italo o Frecciarossa, mentre cercavo disperatamente di lavorare. Avvocato che spiega al cliente che non c’è niente da fare, che quei soldi che ha portato in Svizzera gli tocca scudarli, e quindi dichiararli, e che gli spalloni (“contrabbandieri”, per i Gen Z) non ci sono più. Ragazza che spiega all’amica come coprire il tatuaggio con la data del suo matrimonio (dell’amica, intendo) nel frattempo fallito, con quella dello scudetto del Napoli. Signora âgée che spiega ad amica - presumibilmente âgée pure lei - come è andata la colonscopia che ha appena fatto a Milano e che “come fanno le colonscopie a Milano non c’è paragone, signora mia!”. Sul Frecciarossa esiste anche un’Area Silenzio, nella quale i cellulari sono silenziati e i viaggiatori parlano a bassa voce. Lodevole, ma - ovviamente, siamo in Italia - inefficace.

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