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Israele, pellegrinaggi ‘congelati’: cosa dicono gli operatori

di Alberto Caspani

Pellegrinaggi in Israele, niente panico. Dei 130mila fedeli presenti in Terra Santa, gli italiani bloccati e in fase di rientro protetto sono circa 700, ma i viaggi a rischio di congelamento cominciano a interessare pure le date di fine anno. “Attraverso Neos rimpatriamo oggi tutte le 65 persone che stavano partecipando a un nostro pellegrinaggio - spiega Barbara Chiodi, direttrice Brevivet - per quanto l’itinerario sia proseguito senza alcun problema sino all'ultimo, anche al rientro a Gerusalemme. Con la maggior parte delle compagnie aeree non più operative, non potremmo in ogni caso garantire le partenze successive e restiamo in attesa degli sviluppi della crisi”.

“Per ora abbiamo annullato le partenze di tre gruppi in programma settimana prossima - osserva Paolo Morosini, responsabile viaggi di gruppo per Ovet - e teniamo costantemente sotto’occhio il mercato voli: se le rotte restano garantite, gli annullamenti aggravano le perdite economiche”. “Per fortuna non avevamo gruppi sul posto durante l’offensiva di Hamas - evidenzia Giorgio Trivellon, ad di Duomo Viaggi -, ma abbiamo dovuto cancellare sei partenze fra ottobre e novembre. Le successive restano confermate e sono sotto verifica quotidiana”.

I danni economici
“Con 8 gruppi in procinto di partire - si rammarica Enzo Toniutto, amministratore di GeaWay - abbiamo subito un danno di quasi 500mila euro, avendo potuto riposizionare in Turchia solo una comitiva cilena. Temiamo anche un effetto contagio in Medioriente, perché alcuni clienti inseriti in un programma che include la Giordania hanno preferito non partire”.

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