Ultimo aggiornamento alle 10:24
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Federalberghi, il nodo
degli affitti brevi:
“Ecco perché
il Ddl ci ha delusi”

di Stefania Galvan

"Apprezziamo la decisione di aprire ufficialmente il dibattito sulle locazioni turistiche, ma non possiamo nascondere la nostra delusione per il contenuti della proposta e riteniamo che ci sia molto da lavorare”.

Questo il commento a caldo di Federalberghi sul Ddl di regolamentazione degli affitti brevi, inviato dal Ministero del Turismo alle associazioni della categoria.

Un lungo cammino
Secondo la federazione è ancora lungo il cammino da fare “se - sottolinea - si vuole veramente giungere a una soluzione capace di incidere concretamente sul problema della concorrenza sleale e dell’abusivismo che inquinano il mercato”.

Uno dei punti più controversi del Ddl, secondo Federalberghi, è quello sul minimum stay, che il Ddl stabilisce a due notti. “Considerato che la permanenza media negli esercizi ricettivi italiani è di 3,3 notti - prosegue la nota della federazione - affermare che il soggiorno nelle locazioni turistiche non può essere inferiore a due notti suona come una presa in giro, in quanto significa che la nuova normativa si applicherà solo a una minima parte dei flussi turistici. Saranno, ad esempio, esclusi tutti i soggiorni per vacanza, a partire dai weekend, per di più solo in una minoranza di comuni”.

Il ruolo dei sindaci e le sanzioni
Altrettanto importante - secondo Federalberghi - è il ruolo da conferire ai sindaci, “ai quali – dice la nota - dev’essere restituita la facoltà di governare il territorio. Grandi e piccoli centri sono invasi da una marea di alloggi, che si nascondono dietro la foglia di fico del contratto di locazione e operano sul mercato alberghiero senza rispettarne le norme”.

Ultimo appunto quello sulle sanzioni: in base a quanto stabilito dal Ddl non esporre il Codice identificativo nazionale - Cin - per ogni annuncio costerà all’host, al gestore o alla piattaforma da 300 a 3000 euro, mentre il proprietario privo di Cin rischierà una sanzione da 500 a 5000 euro. A questo proposito Federalberghi fa notare che “si vuole che la norma produca effetti occorre prevedere un efficace sistema di controlli e di sanzioni, che di certo non si realizza immaginando che le multinazionali del web si lascino spaventare da una multa da tremila euro”.

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