Esistono tradizioni in grado di sopravvivere ai secoli e di imporsi stupendamente anche nella modernità.
Esistono poi Paesi che queste tradizioni sono in grado di preservarle e mantenerle vive, non sacrificandole su un non meglio precisato altare del progresso.
Esistono poi magiche alchimie che combinano le cose e le tramutano in business.
Tutto questo accade, da qualche centinaio d'anni, in Irlanda, in occasione del San Patrick'day.
Uno dei santi più celebri al mondo, (anche per meriti non strettamente suoi, va detto), viene commemorato nella giornata del 17 marzo e per tutto il lungo week end a seguire con festeggiamenti in ogni angolo di Dublino, dell'Irlanda e di ovunque esista una comunità irlandese.
Il culmine lo si raggiunge con la parata dedicata al patrono che intasa di visitatori le vie della graziosa e piccola capitale dell'isola, creando una bolgia festante di sicuro effetto visivo.
La media è di 500mila partecipanti solo per le sfilate dei carri, senza contare chi sceglie gli eventi paralleli, i festival e chi, semplicemente, predilige smarrirsi nei tipici pub.
Quel che è bello è che la festa di San Patrizio non è cambiata di una virgola praticamente da quando è stata istituita.
L'Irlanda ha superato la crisi, un periodo di improvvisa ricchezza e ancora le preoccupazioni dell'Europa che arrivata a coniare l'acronimo 'Pigs' e nuovamente una fase di, auspicabilmente duraturo, benessere.
È accaduto di tutto insomma, e tanto altro potrebbe accadere. Eppure niente è arrivato a mettere in discussione quello che è riconosciuto come un must non solo per gli irlandesi ma per il mondo intero.
Dalle latitudini italiane, dove si rottama senza avere il ricambio, non si dà spazio al nuovo e si ricicla il vecchio andato a male, non resta che andare nella piccola isola a prendere ripetizioni.
C'è da vestirsi di verde, bere ogni varietà di birra, baciare chiunque dica "kiss me, I'm Irish" e carichi di quadrifogli tornare nella striminzita Penisola, sperando di avere imparato bene la lezione del cielo d'Irlanda.
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