Ultimo aggiornamento alle 15:41
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Quando le banche annusano il business: l'ora del turismo

di Cristina Peroglio

Non è la prima volta che le banche si muovono a favore del turismo. L’ultimo progetto in ordine di tempo di uno stanziamento a favore delle pmi del turismo italiano è stato quello di Unicredit, che mise a disposizione nel 2015 2 miliardi di euro e una serie di servizi dedicati al comparto ricettivo in particolare.

Ma anche Intesa Sanpaolo ha detto la sua: negli anni, sono stati molti gli accordi stretti con realtà territoriali o associazioni per venire incontro alla richiesta di credito delle aziende del comparto, che hanno maggiori difficoltà di altre ad accedere ai finanziamenti per la loro natura strutturale. È del 2012 l’accordo fra Intesa Sanpaolo e Federturismo, del 2015 quello dedicato alle aziende del Triveneto, che metteva sul piatto 350 milioni e, anche qui, una serie di servizi specifici rivolti al settore.

Per trovare un accordo simile a quello siglato oggi, però, occorre ritornare al 2011, quando in era Brambilla e in piano credit crunch un pool di banche venne coinvolto per mettere a disposizione credito per le imprese: 3 miliardi e 600mila euro destinati agli hotel, alle agenzie, ai t.o. e ad ogni tipo di soggetto economico attivo nel settore.

Ora il pacchetto è più consistente in termini di denaro e anche dal punto di vista strategico: più le imprese si inseriscono negli obiettivi individuati dal Piano Strategico del Turismo e maggiore sarà la loro valutazione in termini di criteri di merito bancario.

Ma se all’epoca le banche furono chiamate al capezzale del comparto, oggi, come dice Franceschini, “hanno ormai capito che il turismo è un settore in crescita dove c'è l'esigenza di fare investimenti” e, probabilmente, che qualche segnale di redditività sta seriamente arrivando.

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