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Roberto Gentile,
Editorialista turistico, esperto di retail, community-manager, head-hunter
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Quando chiude un’agenzia, perdiamo tutti

Ci siamo lasciati alle spalle Ferragosto 2012, ora qualche giorno di riposo, quindi settembre, tempo di bilanci. Con una stagione che chiuderà con meno 30 per cento o giù di lì, sul turismo organizzato, a pagarne le spese saranno tutti, a cominciare da tour operator e agenzie di viaggi.

Dei primi abbiamo già scritto, il modello di business da “assemblatore di servizi” che ha segnato il tour operating del secolo scorso è ormai morto e sepolto, devastato dal web e dalla multicanalità. Per le agenzie di viaggi, la selezione è stata darwiniana, ma - tutto sommato - hanno resistito meglio dei t.o.

Numeri, ahimè, non ce ne sono, ma è plausibile affermare che la metà delle 9.500 agenzie che vendono leisure, oggi, in Italia, abbiano meno di 10 anni di vita. Sono quindi condotte da colleghi giovani (per giovani intendo, all’italica maniera, sotto i 40 anni...) che hanno avviato l’attività in tempi difficili, ne hanno già passate tante (dall’11 settembre alla primavera araba) e quindi grandi illusioni non se ne sono mai fatte.

Tradotto, col mestiere di agenti di viaggi si aspettano di portare a casa uno stipendio e (contribuire a) mantenere una famiglia, perché di guadagnare soldi veri, come chi li ha preceduti di una o due generazioni, non ci sperano proprio.

Ecco perché, quando chiude un’agenzia di viaggi, perdiamo tutti. Perde l’intero settore, perché anche il turismo ha bisogno di forze nuove e di menti sveglie, che col web e i nuovi media ci sono nate, e sanno muoversi meglio in una società inevitabilmente destinata a digitalizzarsi. Perde il collega dell’agenzia accanto, non tanto perché recupererà qualche cliente, ma perché altri, di clienti, penseranno “Ecco, ha chiuso anche l’agenzia ... di ..., eppure sembrava tanto bravo, vabbè, la prossima volta vado su internet...”. Perde soprattutto il collega che tira giù la saracinesca, perché vedrà spesi vanamente soldi e tempo, ma soprattutto fiducia ed entusiasmo. Quella fiducia e quell’entusiasmo che, un anno o dieci anni fa, l’avevano indotto a scegliere questo mestiere, e proprio questo, nonostante sapesse di non diventare ricco; di lavorare durante le ferie altrui e i fine settimana; di doversene comunque aspettare una nuova, ogni giorno e ogni giorno.

Invito i colleghi bravi e fortunati, che anche questa estate l’hanno sfangata, a fare un atto di buona fede: quando vedranno l’insegna di un’agenzia concorrente tirata giù, anziché pensare “bene, una di meno!”, che riflettano un secondo: “Aspetta, ma lì c’era una ragazza sveglia, ha fatto un bel preventivo che mi ha quasi fatto perdere un cliente... Chissà che fine ha fatto, magari riesco a contattarla, quest’inverno certo no, ma forse per l’estate 2013, se le cose migliorano...”. Fatelo, colleghi di buona volontà, e vi sentirete meglio.

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