Ultimo aggiornamento alle 08:52

Whatsup

Roberto Gentile,
Editorialista turistico, esperto di retail, community-manager, head-hunter
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Viva le donne (a parole)

Tutti sanno che la maggioranza di chi lavora in agenzia è femminile. Così come è prevalentemente femminile la forza lavoro di reparti come il booking o la programmazione o il customer care dei tour operator.
In occasione di educational o eventi di settore, le donne sono invariabilmente più numerose degli uomini.

Ne consegue che, essendoci tante donne alla base, dovrebbero esserci tante donne al comando.
E invece no. Perché il vertice del turismo organizzato italiano è, fortemente e storicamente, maschile e maschilista. Nei posti che contano, infatti, l’altra metà del cielo o non ci arriva per nulla, o per arrivarci deve dimostrare di avere più attributi dei maschi.

Qualche esempio. I vertici Astoi sono stati appena rinnovati, grazie all’elezione di Nardo Filippetti: due vicepresidenti, undici consiglieri, sei tra revisori dei conti e probiviri. Tutti uomini. I primi venti network, per numero di agenzie, in Italia: dal leader Geo al ventesimo Mister Holiday, in posizioni di comando solo due donne (Antonella Ferrari di G40 e Laura Sandrini di Mister Holiday), il resto è in mano a decine (decine!) di manager e imprenditori uomini.
Un esempio in casa? Whatsup, il blog che state leggendo in questo momento, è scritto da un uomo, come uomini sono gli altri sette blogger della testata.

Certo, le eccezioni ci sono, e importanti. Al vertice di airberlin c’è Susanna Sciacovelli, Giovanna Manzi è il ceo di Best Western e l’head of industry travel di Google è Alhena Scardia, Francesca Benati è l’a.d. di lastminute.com, al comando di Transhotel c’è Maika Gonzales, Marina Cipriano è head of marketing & sales promotion Italy per Disneyland Paris, Diane Laschet è il boss di Air Plus Italy.
E chissà quante ne ho dimenticate. Ma ciò non toglie che in tutte (tutte!) le altre decine o centinaia di aziende turistiche italiane le donne occupino posizioni di rincalzo.

Perché ciò accade? E perché da noi, più che all’estero? Di motivi ne citiamo solo tre: perché l’ingresso delle donne nel mondo del lavoro è avvenuto molto più tardi da noi che in Germania o in Gran Bretagna. Perché solo in Italia quando una manager decide di avere un figlio, tre volte su quattro perde il ruolo. Perché anche il turismo italiano è 'macho', come la politica o l’industria.

Preoccupati dallo spettro delle quote rosa e vogliosi di essere politically correct, anche i maschi turistici gridano “Viva le donne!”. A parole.

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