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Roberto Gentile,
Editorialista turistico, esperto di retail, community-manager, head-hunter
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Anno nuovo, tre desideri per un turismo migliore: rispetto, onestà e passione

A 2023 appena iniziato, proviamo a esprimere tre desideri per un turismo dell’anno nuovo. Ecco, per un “nuovo turismo”, basterebbero rispetto, onestà e passione.

Cominciamo dalle nostre città d’arte, in questi giorni nuovamente affollate di turisti, come non accadeva dal 2019. Ecco, il desiderio sarebbe quello di maggiore rispetto. Rispetto per la storia ineguagliabile e per la cultura millenaria di Roma, per esempio. Rispetto da parte dei turisti, che si affollano sempre negli stessi luoghi, che si scattano selfie a mitraglia, che - completato il tour San Pietro / Colosseo / Fontana di Trevi - sono convinti di aver visto Caput mundi e se ne vanno. Rispetto da parte chi quei turisti li accoglie, a cominciare dai ristoratori, che hanno invaso strade e marciapiedi del centro storico - notoriamente stretti - con sedie, tavoli e dehors di tutte le dimensioni: palazzi, chiese e slarghi - che hanno reso Roma immortale - non si vedono quasi più.

Onestà. Sui prezzi al pubblico, innanzitutto: va bene l’inflazione all’11,8% (nel 2022, stima Istat a novembre), d’accordo che tutto - energia,  materie prime, “carrello della spesa” - è aumentato. Ma i prezzi delle camere d’albergo, cresciuti del 25%, quelli degli skipass del 15%, quelli dei biglietti aerei neanche li citiamo: siamo certi che il rincaro sia coerente con l’incremento dei costi che hotel, impianti di risalita e compagnie aeree devono ora sostenere? Perché il dubbio - quando vai il ristorante e paghi 100 quello che prima pagavi 70 - è che qualcuno ci stia marciando. Più di qualcuno.

E infine la passione. Per la mia generazione, viaggi e vacanze - la settimana bianca, la Corsica in sacco a pelo, Capo Nord in moto - erano in cima ai desideri. Si risparmiava per andare a Londra, si lavorava nei villaggi per andare al mare, si faceva l’accompagnatore per andare in URSS con un gruppo. Probabilmente perché viaggiare era difficile e costoso, e proprio per questo desiderabile. Oggi, nei giovani che intervisto come head-hunter, quella passione trascinante non la vedo più. Sarà che le low cost hanno democratizzato i voli in aereo, sarà che con la paghetta del papà ci vai a New York, sarà che sullo smartphone (e - peggio - con ‘sto metaverso) ti sembra di avere il mondo in mano. Però il nostro è e resta uno dei mestieri più affascinanti e la passione per viaggiare non può non appartenere alle nuove generazioni.

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