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Roberto Gentile,
Editorialista turistico, esperto di retail, community-manager, head-hunter
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Settembre, si torna a scuola, ops, al lavoro. Tre buoni propositi turistici

Era ora che arrivasse un settembre “normale”: niente mascherine, si torna al lavoro in presenza e ci si lamenta di Alitalia (ops, ITA) gestita dai politici. Bello, tutto come prima.

Allora, tre buoni propositi per iniziare questo nuovo anno turistico:

1. Le risorse umane: se le avete, tenetevele care; se non le avete, cercatevi quelle brave e preziose
L’estate è finita. Alla fine al booking, alla reception e al ristorante il personale s’è trovato: un po’ per caso, un po’ per fortuna, un po’ riducendo gli orari e pagando - giustamente - qualcosa in più. Ma ora una catena alberghiera, una compagnia aerea, un tour operator, un network (ops, esistono ancora i network?!) deve programmare il 2023, che sarà il primo anno “normale” dopo due anni e mezzo da dimenticare. Chi ha risorse umane affidabili e affezionate, ha un patrimonio del quale essere orgoglioso. Chi non le ha (o le ha perse, peggio) deve trovarle, e di corsa. Consiglio (non disinteressato, visto che faccio il cacciatore di teste) a imprenditori e top manager: meglio trovare un manager tosto, preparato, affamato (anche se ha un carattere di m.) che tre impiegati che fanno il compitino e non dicono mai di no. La fatica iniziale è premiata dai risultati.

2. Prodotto e destinazione non esistono più: ora tutto è fluido e social
Anni fa i tour operator mi chiedevano di trovare product e area manager, ovvero esperti della destinazione, gente cha sapeva tutto (tutto) di Chiang Mai o di Cuzco, ti citava il costo del taxi tra Buenos Aires ed Ezeiza, ti elencava una a una le dodici isole del Dodecanneso. Roba vecchia. Certo, i viaggi “classici” esistono ancora, clienti che vanno in Armenia o in Cile solo con il tour organizzato da chi in quei posti ci va da sempre, ci sono e ci saranno ancora, per un po’. Ma Gen Z e i piccoli (ma cresceranno...) Gen Alpha in agenzia non ci metteranno mai piede e i loro viaggi saranno decisi da gente come Claudio Pelizzeni. Mai sentito nominare? Male, leggete qui https://www.triptherapy.net/ e fatevi una cultura sulla terapia del viaggio.

3. Oggi qui, domani là, oggi a nord, domani a sud: caos? No, flessibilità
Una volta una compagnia aerea, un tour operator, un’agenzia investiva su una destinazione e/o su un prodotto. Era un processo lungo, magari ci volevano degli anni, ma poi la rendita era garantita. Cito solo un piccolo ma valoroso t.o., sconosciuto a molti: Skorpion Travel di Ettore Sarzi Amadè, che alle Maldive ci va da prima che inventassero i resort. Oggi - causa pandemia, meteo, guerre o semplicemente moda effimera - non è più così. Quindi, flessibilità è la parola d’ordine. Si va dove c’è mercato, si vola finché le autorità lo permettono, si visita la spiaggia di Maya Bay (Di Caprio docet) finchè si può, poi basta e se ne cerca un’altra. Era meglio l’Africa di Franco Rosso o l’India di Vittorio Ducrot? Forse, ma Rosso e Ducrot erano flessibili anche loro. Eccome.

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