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Roberto Gentile,
Editorialista turistico, esperto di retail, community-manager, head-hunter
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5 elementi che rendono Veratour un unicum tra i t.o.

Da Malpensa a Marsa Alam ci sono 3.160 km e oltre 4 ore di volo: bisogna andare così lontano per riacquistare la giusta prospettiva sul business turistico, dopo due anni di pandemia e quasi due mesi di guerra. Grazie quindi al fam trip che Veratour ha organizzato all’Emerald Lagoon (quello che una volta si chiamava Floriana Blue Lagoon ed era il cash cow di Settemari, qualcuno se lo ricorda?) e che ha accolto le fedeli agenzie VeraStore.
 
Qui ne leggete la puntuale cronaca, io mi limito a riprendere il tema dell’unicità dell’operatore fondato da Carlo Pompili (del quale scrissi già nel 2019) ed elenco i cinque elementi grazie ai quali Veratour è un caso a parte nel panorama turistico italiano.  
 
1. In Veratour comandano in quattro
Carlo Pompili, i figli Stefano e Daniele, il direttore commerciale Massimo Broccoli: il destino dell’impresa è nella testa e nelle mani (tutti sono fortemente operativi) di sole quattro persone, tre di famiglia e un manager arrivato dieci anni fa da Alpitour (!) e integratosi perfettamente nel meccanismo. Niente ridondanti consigli di amministrazione, niente piani strategici a 5 anni elaborati da McKinsey, niente burocrazia. Ognuno dei quattro ha un ruolo ben definito, non si pestano i piedi e soprattutto - rara avis, nelle aziende familiari - rispettano le decisioni che uno di loro prende, anche se non sono tutti d’accordo. L’imminente riassetto del vertice e l’ingresso della terza generazione sono garanzia di continuità e coerenza.
 
2. Mai avuto debiti con le banche in trent’anni
È un virgolettato di Stefano Pompili, ma tutti gli addetti ai lavori sanno che Veratour non ha mai (!) chiuso un bilancio in perdita, in oltre trent’anni di attività, dal 1990 a oggi. Il merito va al fondatore Carlo e al mantra “Mai fare il passo più lungo della gamba”, rispettato al punto che (nonostante le immaginabili plusvalenze registrate in decenni di bilanci in nero) il primo villaggio Veraclub sia stato acquistato nel 2002, il secondo nel 2012 e il terzo (il Veraclub Amasea di San Teodoro) quest’anno. Insolita saggezza e lungimiranza, ripensando a quanti tour operator italiani, oggi spariti, di passi più lunghi della gamba ne abbiano fatti a iosa.
 
3. Neos unica compagnia charter di riferimento
“Ho conosciuto Carlo Stradiotti e Aldo Sarnataro una dozzina di anni fa” racconta Stefano Pompili “Neos mi ha convinto, allora come oggi, per tre motivi: innovazione, management e investimenti”. Parentesi personale: quando - nel 2019 alla convention VeraStore al Kelibia - Neos venne presentata con squilli di trombe e rulli di tamburi, rimasi abbastanza interdetto: “Ma come” pensai “Neos è proprietà Alpitour, questo è un abbraccio mortale, le destinazioni di Veratour verranno decise a Torino!”. Mi sbagliavo. Oggi, con sole tre compagnie aeree reduci dall’ecatombe della charteristica italiana, la scelta è risultata strategica. E fortunata.
 
4. Calma e sangue freddo
Certo, con una catena di comando cortissima, niente debiti con le banche e partner affidabili, è facile mantenere calma e sangue freddo anche nei momenti difficili. Non è scontato, però, dopo due anni di pandemia e in piena guerra in Ucraina. “Finite le prime due settimane di guerra, le vendite sono riprese come nel medesimo periodo del 2019” precisa Massimo Broccoli. Perché Veratour, dal 2019 a oggi, non solo ha mantenuto il focus sui villaggi Veraclub (e non si è imbarcato alla ricerca di improbabili “nuovi prodotti”, come alcuni competitor, montagna Italia compresa) ma ha investito un sacco di soldi (oltre 20 milioni di euro, tra acquisto e ristrutturazione dell’Amasea) nel “proprio” prodotto. Calma e sangue freddo. E cassa.
 
5. Vendiamo anche in diretta, e allora?!
“Oggi le  agenzie VeraStore sono 900 e da esse proviene il 70% del fatturato Veratour. Entro il 2025 cresceranno di numero, ma soprattutto genereranno tra il 90 e il 100% del fatturato del canale tradizionale” è la professione d’intenti di Massimo Broccoli. Tre riflessioni: Veratour non ha un network di proprietà (come altri competitor, i nomi li sapete), ma le agenzie VeraStore fanno quel mestiere lì. La concentrazione del mercato agenziale in due network soltanto (Welcome e Gattinoni, dixit Broccoli) rende le agenzie ancor più dipendenti da chi ha prodotto di proprietà. Infine, due anni di confinamento e boom dell’eCommerce fanno sì che una quota parte di clienti Veraclub il prodotto se lo vada a cercare on line e non più in agenzia, quindi Veratour ha appena aperto il canale diretto, con la garanzia di proteggere i clienti delle sole agenzie VeraStore. Non delle altre (6000, più o meno?), casomai non fosse chiaro il concetto. Chi non l’ha capita, vada a leggersi l’ultimo fax e a mandare un telex.

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