Ultimo aggiornamento alle 10:33

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Roberto Gentile,
Editorialista turistico, esperto di retail, community-manager, head-hunter
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Le agenzie di viaggi del Sud sono più brave delle agenzie del Nord?

“Le agenzie di viaggi del meridione d’Italia devono essere più brave di quelle del Nord” afferma Mario Malerba, uno che agenzie e network li frequenta da trent’anni e ancora oggi non si dà pace. Concordo, e argomento.

Al Sud l’agenzia di viaggi ha un ruolo molto diverso, più complesso e sfaccettato che altrove. Perché ti capita di programmare un viaggio di nozze da 10mila euro e poi vendere un biglietto del treno da Bari a Brindisi. Perché ti tocca partecipare a un consorzio per organizzare una catena charter da Catania a Sharm El Sheikh e poi andare in Comune per il bando di gara delle gite scolastiche dell’Istituto Magistrale del paese. Perché in agenzia prima ti entra il notaio che viaggia Emirates, ma solo in First Class (la Business è da parvenu), poi il manovale che vuole andare a La Spezia Terme. In regioni dove i viaggi di massa sono arrivati solo qualche decennio fa, le low-cost solo qualche anno fa e lo smartphone prende e non prende, l’agenzia ha un ruolo che potremmo definire “educativo”, ovvero insegna alla gente cosa vuol dire scegliere con criterio la vacanza della vita o raggiungere un aeroporto del nord Europa senza fare il giro del mondo.

Al Nord, almeno nei capoluoghi di provincia e nelle città più importanti, è diverso. Qualcuno a Bergamo ignora cosa sia Ryanair e cosa la distingua da easyJet? Qualcuno (non bambino e non straniero) a Milano, a Torino o a Mestre va in stazione a comprare un biglietto per Roma? Qualcuno, dovunque, entra in agenzia per acquistare una crociera senza prima aver passato la serata sul tablet a guardarsi tutte le navi possibili e immaginabili? Credo che gli agenti del nord siano più “esperti distributori di prodotto turistico” rispetto ai colleghi del sud, per cultura e per contesto. Più tecnici e digitali, meno flessibili e relazionali.

Il concetto non ha alcuna valenza politica o sociale. Al Nord o al Sud, l’importante è fare bene il mestiere di agente di viaggi e (continuare a) far entrare in agenzia quel 18% di italiani che - nonostante tutto - preferisce un sorriso a un algoritmo.

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