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Roberto Gentile,
Editorialista turistico, esperto di retail, community-manager, head-hunter
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Perché è così difficile comprare un tour operator italiano (pur avendo i soldi)

“Cerchiamo un t.o. medio da comprare sull’Italia” dichiara pubblicamente Michele Mazzini, direttore commerciale e sviluppo Italia di Kappa Viaggi, divisione nostrana del quarto tour operator francese. Suona un po’ come quando si visita una casa con un agente immobiliare e, appena entrati, si esclama: “Mi piace, la voglio!”: sicuro che il prezzo sale subito del 20%.

Prima di Kappa Viaggi, un altro operatore di grandi dimensioni, stavolta iberico, si è avvicinato al mercato italiano e ha preso il due di picche (Barcelò da Eden Viaggi). Perché è così difficile comprare un t.o. italiano, anche per chi ha i mezzi? Per tre semplici ragioni.

Primo, perché la roba buona è già andata via. Senza citare la solita Alpitutto e i suoi 12 (!) brand, con Valtur in mano a Nicolaus e altri marchi usciti dalla luce dei riflettori (Gastaldi, per citarne uno) in giro non é rimasto granché.

Secondo, perché certi t.o. sono invendibili. Quality Group è indissolubilmente legato a Michele Serra e Marco Peci, Veratour alla famiglia Pompili, Alidays a Davide Catania, Naar T.O. all'omonimo Frederic (e mi fermo qui). Come scrivevo tempo fa il tour operating italiano é in larga parte in mano all'imprenditore/fondatore, senza il quale l'azienda si svuota (vedi il caso Ventaglio e Bruno Colombo).

Terzo, perché tanti sono i marchi letteralmente spariti, dopo essere passati di mano: chi ricorda che Utat è proprietà di Caldana? E Caleidoscopio di Oltremare? E Comitours de i Grandi Viaggi? Per non parlare di chi tenta di far risuscitare un t.o. morto. Adesso tocca a Columbus. Aviatour, Visitando il Mondo e Five Viaggi sono ancora disponibili.

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