Ultimo aggiornamento alle 16:43

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Roberto Gentile,
Editorialista turistico, esperto di retail, community-manager, head-hunter
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L’impatto di una tragedia sul business di un’agenzia o di un t.o.

Disastri naturali, emergenze sanitarie, atti terroristici. Se c’è un business sensibile alle tragedie umane in larga scala, è quello delle agenzie di viaggi e dei tour operator. Un terremoto o una bomba scoppiano sempre in due posti diversi, molto lontani tra loro: quello dove avviene il fatto, e quello/i dove l’avvenimento è vissuto di riflesso.

L’11 settembre ha scatenato la maggiore crisi dell’incoming Usa degli ultimi 50 anni, solo per citare un esempio ancora nell’immaginario collettivo. Ma 15 anni dopo l’America di Obama ha largamente recuperato le posizioni di leadership, macinando denaro e turisti.

Mi chiedo perché certi eventi abbiano impatti così drammatici e duraturi, sul traffico turistico, e altri no. Cito solo tre esempi recenti, e provo a trarne qualche riflessione.

L’epidemia di Ebola sembra essersi arrestata, la Liberia è stata appena dichiarata “Ebola-free” dall’Oms, l’Organizzazione Mondiale per la Sanità. Ma i tre Paesi maggiormente colpiti (oltre alla Liberia, Sierra Leone e Guinea) impiegheranno del tempo a tornare sulle rotte dei viaggiatori più appassionati. Certo, mi si dirà - giustamente - che di turisti se ne vedevano pochi anche prima, quindi non è una gran perdita... Ma è l’Africa intera che ne paga le conseguenze.

Sono trascorsi 47 giorni dall’incidente dell’Airbus 320 e delle 149 vittime del pilota suicida non si parla più molto. Nel frattempo, Lufthansa ha fatto sapere che il marchio Germanwings sparirà, confluendo in quello “più europeo e meno legato al mercato tedesco” di Eurowings. Lo avrebbe fatto lo stesso, pare. Ma tutti pensiamo che il tragico episodio sia frutto della pazzia di un singolo, e che compagnia e aereo non c’entrino nulla. Con Lufthansa ed Eurowings, quindi, continueremo a volare, senza grandi patemi.

Risale a quasi due mesi fa l’attentato terroristico al Museo del Bardo, a Tunisi. Anche qui, i riflettori dei media si sono gradualmente spenti, e le conseguenze sul nostro settore sono essenzialmente due: gli operatori hanno immediatamente sospeso i voli per la Tunisia (Alpitour in primis) e i croceristi non ci fanno più scalo. Il Paese si stava lentamente riprendendo dalle conseguenze della Primavera Araba (scatenatasi proprio a Tunisi, nel 2011) e adesso l’attende un’estate sicuramente in affanno.

Insomma, evento che vai, conseguenze che trovi. Ma una regola per stabilire a chi va bene e a chi va male, non c’è.

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