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Roberto Gentile,
Editorialista turistico, esperto di retail, community-manager, head-hunter
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Educational e agenti di viaggi: tre categorie, quattro commenti

Sono appena rientrato da un educational in India, organizzato da un t.o. leader sulla destinazione. Paese affascinante, con profondi contrasti e grandi prospettive, in grado di arricchire umanamente e culturalmente.

Ho un po’ di esperienza di educational tour o fam trip per agenti di viaggi, sia come organizzatore che come partecipante. Secondo me, quelli destinati a far conoscere una destinazione o un prodotto turistico, all’estero, possono essere suddivisi in tre categorie. Alle quali associo il commento dell’agente di viaggi “tipo”.
 
1. Educational di prodotto: sono promossi da un t.o. e/o da un ente del turismo, e si svolgono in destinazioni a corto/medio raggio. Sharm El Sheikh, Palma di Maiorca o Creta, tanto per fare qualche esempio. Non svelano una destinazione nuova (tanti dei partecipanti ci sono già stati, anche più volte), né lasciano molto tempo libero. Il principio è quello di far vedere più hotel / aree turistiche possibili, nel più breve tempo possibile. Pullman, accoglienza del direttore, visita di un paio di camere e degli spazi comuni (la Spa va fortissimo, da un po’ di tempo), di nuovo pullman, direttore, camere ecc. ecc. Questo innumerevoli volte, per diversi giorni. Interessante, ma stancante.

Commento dell’agente: “Aspetta, non mi sono segnato se la camera con vista piscina dell’Hotel XY ha il bagno più grande di quella vista collina, mannaggia...”

2. Educational di intrattenimento: non conta tanto la destinazione, ma il prodotto, quindi tipicamente villaggio turistico o crociera (o Ibiza...). Lo scopo è far provare all’agente di viaggi l’esperienza di vacanza del cliente, quindi ampio spazio a mare o piscina di giorno e a cene e spettacoli di sera. Funziona anche sul Mediterraneo, ma quando è a Cuba o a Phuket si fa a gara per andarci. Molto meno faticoso dell’educational di prodotto, assomiglia di più a una vacanza. E dio solo sa quanto un agente di viaggi ne ha bisogno...

Commento dell’agente: “Senti, ricordo a malapena le camere o gli spazi comuni, ma ho imparato a fare il mojito in 5 versioni diverse!”

3 . Educational di cultura: Messico o Islanda, Cambogia o Patagonia, Isole Fiji o India. Promossi da un t.o., ma in partnership con una compagnia aerea, una catena alberghiera o un DMC, per condividere i costi (alti). Sono i fam trip più ambiti, perché molti dei partecipanti non sono mai stati in quella destinazione (e, con l’aria che tira, sanno che non ci potranno tornare facilmente...). Sono quelli che piacciono ai viaggiatori, più che ai semplici turisti. Si parla di storia, di cultura, di religione. L’impatto col Paese ospitante è più importante delle dimensioni delle camere o dell’orario dei locali notturni. Si torna a casa e rimane un ricordo per la vita.

Commento dell’agente viaggiatore: “Interessante, ho scoperto le comuni origini dell’induismo, del buddhismo e del jainismo!”

Commento dell’agente (rimasto) turista: “Si, vabbè, templi e monumenti, ma una sana giornata di shopping indiavolato, quella non potevano prevederla?!”

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