Ultimo aggiornamento alle 15:31

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Roberto Gentile,
Editorialista turistico, esperto di retail, community-manager, head-hunter
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Il negozio è da rottamare (agenzie di viaggi comprese)? Certo, ecco l’elenco

L’agenzia al pubblico sta all’agente di viaggi come la nave sta a Costa Crociere e il villaggio sta al Club Med. È la rispettiva ragion d’essere. Il negozio rappresenta l’ubi consistam dell’agente di viaggi, ovvero il luogo che giustifica la sua opera e il suo ruolo. È, o era?

Prima della liberalizzazione delle licenze e dell’avvento del web (eventi nefasti, verificatisi guarda caso entrambi una quindicina d’anni fa), non c’erano dubbi. Se eri un’agente e vendevi viaggi, avevi un’agenzia aperta al pubblico. Se non avevi un negozio e vendevi viaggi lo stesso, eri un abusivo. Non c’erano vie di mezzo. L’agenzia presupponeva un agente, e viceversa.

Poi è cambiato il mondo, e al franchising selvaggio e al nemico Internet si è aggiunta anche la crisi del 2008. Ergo, i Booking.com e i Trivago della situazione fanno strage del prodotto banalizzato e le attività commerciali sono in crisi nera. Secondo la Confesercenti, nei primi 8 mesi del 2014 sono sparite 100 (!) imprese commerciali al giorno (!), e chissà quante di queste erano agenzie...

Che le agenzie continueranno a esistere, almeno in Italia, non c’è dubbio. Che siano troppe, idem. Bisogna quindi rottamarne qualcuna. Ecco un breve elenco dei criteri coi quali far fuori quelle inutili: lista che potrebbe tornare utile al Ministro Franceschini, che ha talmente voglia di parlare con noi agenti che verrà a trovarci al TTG Incontri.

Rottamiamo le agenzie che non sanno fare il proprio mestiere: quelle messe in piedi da chi “vendeva mutandine e reggiseni”(citazione di Luigi Maderna, presidente Fiavet Lombardia) e che i viaggi li hanno fatti navigando su Google. Quelle che non sanno accogliere il cliente, perché la scrivania è ingombra di carte, il “buongiorno” è strascicato e l’aggancio visivo non sanno cosa sia. Quelle che  chiudono alle 18.00 e sono più i week-end passati al mare o in montagna che quelli aperti al pubblico. Quelle che presidiano i social (oh, come lo presidiano bene, Facebook...) e poi non sanno scrivere una proposta di viaggio di gruppo a un Cral. Quelle che “tanto fa tutto il network, io mi limito a vendere...”. Quelle che assomigliano alle agenzie degli anni ’70, con la moquette per terra, l’odore di chiuso e le vetrine coi fax appiccicati con lo scotch.

Rottamiamo queste agenzie, e teniamo per buone le tante (spero) altre, che il mestiere lo san fare. Nonostante tutto.

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