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Decibel: "I nostri viaggi di lavoro a ritmo di musica"

di Claudia Cabrini

Il loro primo Festival di Sanremo fu nel lontano 1980, ma fra qualche giorno torneranno a calcare il palco dell'Ariston tutti insieme, e con un brano che promette bene. I Decibel, in gara al 68esimo Festival della Canzone Italiana con 'Lettera al Duca', si sono riuniti da poco. Nel 2016 la reunion e quasi due anni di successi. Ora sono pronti a conquistare anche l'Ariston e non solo. Il 9 febbraio uscirà infatti il loro nuovo album, dal titolo 'L'Anticristo', mentre il 13 aprile li vedremo partire in tour per i teatri più importanti d'Italia.

Lo storico trio composto da Enrico Ruggeri, Silvio Capeccia e Fulvio Muzio ha ancora la verve di una volta, ma forse con una maturità aggiunta che certo non guasta alle loro ultime produzioni musicali. Certo ai Decibel non manca l'energia, né tanto meno la valigia, sempre pronta per lavoro o per piacere. A proposito di bagagli e di viaggi, allora... ecco cosa ci hanno raccontato.

Arrivate da un anno intenso, ricco di live ma non solo. Avete sempre la valigia pronta...
Dobbiamo averla per forza - inizia Enrico Ruggeri -. Il nostro lavoro ci ha sempre fatto viaggiare tanto, anche in passato. Ammetto tuttavia che alle vacanze io abbia sempre preferito la musica.

Quindi tra un viaggio di lavoro e una vacanza, sceglieresti?
Beh senza nulla togliere alla bellezza del mondo, ammetto che la vacanze di per sé non mi siano mai interessate più di tanto. Fortunatamente mi è sempre piaciuta moltissimo la vita che faccio, anche per questo non ho mai sentito l'eccessivo bisogno di evadere o di riposare per più settimane. I viaggi "di lavoro" dettati dalla musica sono invece tutt'altra cosa.

Quindi per te una tourneé non è neanche malissimo...
Infatti. Se mi tocca viaggiare per andare a suonare da qualche parte nel mondo, io ne sono ben lieto e felice. In quei casi cerco sempre di ritagliarmi un po' di spazio per me, di modo da non perder l'occasione di visitare anche il posto. Mi piace scoprire cose nuove, soprattutto di natura culturale o popolare, ovunque io vada. Non mi lascio sfuggire l'occasione di trasformare un soggiorno professionale anche in qualcosa di molto avventuroso. In generale, tuttavia, per me viaggiare significa anzitutto lavorare sodo.

A proposito di viaggi di lavoro, cosa non può mancare nella vostra valigia per il Festival?
E. R.: per quel che mi riguarda, credo non mancherà assolutamente il mio iPad. Vedi (ride), nel nuovo album canto di staccarsi dalla tecnologia per non farsene assorbire troppo, ma alla fine io in primis non ci riesco.

S. C.: Io invece, e ti ringrazio per avermelo chiesto perché almeno me lo hai ricordato, devo mettere in valigia qualche cavo, oltre a quello per il telefonino - che scordo sempre a casa. Probabilmente senza questa tua domanda l'avrei dimenticato anche stavolta.

F. M.: Non potrei mai lasciar a casa un manuale che sto studiando ultimamente, ovviamente tratta sempre di musica e strumenti particolari. Non riesco a smettere di leggerlo, sottolinearlo, studiarmelo bene. Verrà sicuramente a Sanremo con me

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