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Viaggi di marketing

Paola Tournour-Viron, divulgatrice per professione e per passione
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Il nuovo turismo, fra riscoperta dell’ozio e tramonto dell’happiness

Strano fenomeno quello della Generazione Z. Se, da una parte, una fetta del marketing la derubrica come una delle tante categorie sociologiche ormai mediamente ininfluenti per gli studi di mercato, coloro che ne fanno parte, invece, si sentono - molto più dei Millennials che li hanno preceduti - un gruppo con caratteristiche nettamente delineate. Che rivendicano.
Prima generazione a non avere conosciuto il mondo senza il wideweb, spaziano fra chi è nato tra il 1997 e il 2012 e, incasellando disinvoltamente nonni e genitori nella fascia dei Boomers, si concepiscono come una grande brigata trasversale al pianeta; fluida in termini di appartenenza geografica, sociale e sessuale.
Il mondo delle imprese guarda a loro con curiosità, li osserva e li indaga cercando di incasellarne i gusti, anticiparne le richieste, rubarne il cuore. Missione ardua, soprattutto se compiuta da chi anagraficamente del gruppo non fa parte.
Per questo ho provato a entrarci in punta di piedi, approfittando della disponibilità di Matteo Guglielmo, Gen Z per un soffio (è nato nel 1997), laureato a pieni voti in Comunicazione Pubblica e Politica, professionalmente attivo in ambito sociale, che su questo ha scritto un libro*. In carta e inchiostro, ma suddiviso per hashtag anziché per capitoli.

Oltrepassata la copertina, si spalanca il suo mondo. E si scoprono cose interessanti anche per chi fa turismo.
Anzitutto che quando sono in vacanza i Gen Z sanno apprezzare il puro ozio. Le grandi abbuffate di passatempi organizzati per procura da terzi restano roba da Boomer. “Quella che da piccolo chiamavi noia, prende il nome di ozio e ti ritrovi a rincorrerlo come l’El Dorado”, scrive l’autore, che all’hashtag Happiness sostiene infatti di preferire l’hashtag Felicità.
In una (moderata) pianificazione delle attività, i Gen Z gradirebbero tuttavia una maggiore attenzione per l’effettiva fattibilità legata al meteo, “siamo ossessionati dal controllo della temperatura, dei venti, della percentuale probabilistica di piogge”. Il che, per gli organizzatori, significa flessibilità estrema. Una flessibilità peraltro giustamente pretesa anche per tutto quanto attenga alla sfera gender. “Se sei gay lo devi dichiarare, se sei bisessuale lo devi dire, se sei pansessuale gli altri lo devono sapere. Se sei etero? In questo caso sei a posto e puoi fare quello che vuoi”, rimarca ironico l’autore.
Insomma, nel libro gli hashtag sono oltre cento, per altrettanti capitoli brevissimi, tutti utili per capirci qualcosa in più, di questa Gen Z. Ne manca però uno dedicato al turismo e uno alla vacanza. Che ho chiesto di creare in esclusiva per TTG.
Eccoli.
#Turismo: “non bisognerebbe dimenticare che se un luogo diventa attrazione turistica è anche perché in quello stesso luogo ci sono persone che operano per il bene della collettività, risistemando parti di città e di paesi cadute a pezzi, pulendo spiagge, occupandosi di ‘belle azioni’ per il territorio e per la conservazione dei colori della vita”.
#Vacanza: “la penso come un’occasione per ‘portarsi a casa qualcosa di nuovo dentro’. Agendo però sempre in protezione di quanto ci viene offerto, al fine di farne dono a noi stessi ma anche a chi verrà dopo”.
È il nuovo modo di concepire il settore. #prendiamonota.

* “#Hashtag – Come un gen Z sopravvive nel 2022”, ed. Albatros

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