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Viaggi di marketing

Paola Tournour-Viron, divulgatrice per professione e per passione
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Vigne e giardini urbani. Il futuro del turismo green è anche in città

Per decenni le zone verdi del mondo hanno lanciato i loro allettanti messaggi promozionali all’indirizzo degli abitanti delle città. Le ‘vacanze a stretto contatto con la natura’ sono state per lungo tempo miraggio e meta di chi abitualmente vive compresso tra blocchi di cemento e stringhe d’asfalto. Ma come si sa nulla è per sempre, dunque anche su questo fronte la prospettiva si sta spostando e la faccenda si fa interessante anche per il comparto turistico. Le città stanno ripensando i propri spazi alberati e fioriti, ampliandoli ed estendendoli fino alle più minute pieghe del tessuto urbano.

Una grossa spinta verso questo nuovo orizzonte arriverà dal progetto Bosco Vivo e Foreste Urbane promosso da Coldiretti e Federforeste, grazie al quale alcune aree metropolitane d’Italia gioveranno di una parte dei 50 milioni di alberi destinati a trovare dimora nella penisola entro il prossimo lustro. E se questo è l’auspicabile futuro, il presente offre già proposte interessanti da suggerire ai visitatori. Le vigne urbane ad esempio sono già, a tutti gli effetti, un prodotto turistico inserito nel quadro dell’enoturismo culturale.

Torino ha il privilegio – insieme a poche altre città italiane - di possederne una - la Vigna della Regina – che fa da contorno all’omonima Residenza Reale, Patrimonio Unesco dal 1997. “Possedere un vigneto cittadino a pochi metri dal centro storico – sottolinea a questo proposito Marcella Gaspardone del Comitato Direttivo di Turismo Torino e Provincia – è sicuramente un valore aggiunto, un forte attrattore turistico, oltre a rappresentare un’importante operazione storica e ambientale per consentire che tali patrimoni sopravvivano e restino a disposizione della cittadinanza. Senza dubbio è un unicum di forte richiamo che va valorizzato facendo sinergie con le altre vigne urbane presenti in Italia e in Europa”.

Milano con la Vigna di Leonardo – donata al Maestro da Ludovico il Moro a saldo del debito per la realizzazione del Cenacolo - ne è un esempio, insieme a Venezia, Siena, Palermo e, oltre confine, alle francesi Lione e Avignone, ultima arrivata, con un panoramico vigneto risorto accanto al Palazzo dei Papi.

Anche sul fronte della riforestazione urbana Italia e Francia viaggiano su binari paralleli. E Parigi ne è la testimonianza più evidente. “L’obiettivo – dichiara Frédéric Meyer, Direttore Atout France in Italia - è rendere più verde e più fresca la città con il quaranta percento del territorio in superfici vegetali permeabili entro il 2050. Già oggi la capitale è costellata di orti urbani e di parchi, ma punta a fare di più: rendere accessibili al pubblico almeno trecento aree e percorsi green entro il 2030 e creare addirittura una rete di piccole foreste urbane entro il 2050, inventando un nuovo paesaggio metropolitano”.

Il turismo benessere del futuro sarà dunque realizzabile anche grazie a questi progetti, perché, come ricorda il neurobiologo Stefano Mancuso, in una città “la quantità di alberi è inversamente correlata al numero di disturbi psichici”.

Il verde insomma fa stare bene, anche in microporzioni. Meglio se ad altissimo impatto emotivo. È infatti questa la soluzione scelta dal Museo Egizio di Torino che sta progettando un giardino da mettere a dimora nel cortile interno o sul tetto. Rigorosamente ispirato, com’è ovvio, a specie e architetture botaniche dell’antico Egitto.
Un piccolo apporto all’ossigenazione dell’aria cittadina ma un grande contributo a quella che gli egizi definivano Wehem Meswt: la nuova nascita. Che darà corpo a nuove città e a nuove soluzioni di ecoturismo urbano.

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