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Viaggi di marketing

Paola Tournour-Viron, divulgatrice per professione e per passione
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Jacques Attali: aspettiamoci viaggiatori diversi

Non è semplice lavorare nel turismo quando l’imperativo – che giunge dalle stesse destinazioni turistiche - è ‘state a casa oggi in modo da poter viaggiare domani’. Non è semplice. Soprattutto se non si sa quanto quel domani sia distante.
“Stay home today, so we can travel tomorrow”, suggerisce l’Ente Sloveno per il Turismo, solo una delle innumerevoli voci che in questi giorni si rincorrono sul web per tenere acceso, ciascuna a proprio modo, il desiderio di viaggiare. Un’attività che, non dimentichiamolo, l’essere umano compie da quasi due milioni di anni e che forse per la prima volta nella storia è temporaneamente bandita dall’intero pianeta.
Ma tant’è. A quasi vent’anni da quell’11 settembre in cui il comparto si rese conto che “niente sarebbe più stato come prima” trovandosi giocoforza costretto a prendere le dovute precauzioni, eccoci ancora una volta chiamati ad ipotizzare nuovi scenari. Buona parte degli economisti sembra convergere su un totale ripensamento degli usuali modelli di economia e di consumo, con qualche incoraggiante segnale per il settore.
Jacques Attali, economista e teorico della sociologia, sostiene infatti in un articolo scritto di suo pugno su Linkedin che a vincere la nuova sfida saranno i comparti “ontologicamente più empatici”: quello della sanità ovviamente ma anche tutte le attività connesse all’alimentazione sana, alla crescita culturale, all’arricchimento delle competenze, alla cura dell’ambiente. Letto in filigrana per il turismo: cura e benessere della persona – sia per il corpo che per la mente -; ristorazione ‘consapevole’, a km0, equa e solidale; musei e attività culturali di varia natura (dalle mostre al teatro al cinema alla letteratura); città, hôtellerie, servizi e mezzi di trasporto puliti. Il tutto immerso in un sistema-paese che abbia come prima preoccupazione la salute dell’Uomo. “Probabilmente si smetterà di acquistare in maniera compulsiva cose inutili e si punterà a un migliore uso del tempo personale”, aggiunge Attali.
L’errore da non commettere è pensare che quanto sopra detto, poiché già noto, consenta a tutti di procedere esattamente come prima. Si dovrà passare invece – in modo rapido e sostanziale - dalla teoria ai fatti. “Prima ci attiveremo, prima usciremo dalla crisi in cui ci troviamo” dice l’economista, ricordando agli imprenditori che sarà loro compito e responsabilità “accompagnare la transizione nel modo più dolce possibile. Per evitare – avverte - di trasformarla in un campo di battaglia”.

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