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Viaggi di marketing

Paola Tournour-Viron, divulgatrice per professione e per passione
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L’arte del turismo e il turismo dell’arte

Era stato annunciato in varie forme e modalità. Anche nelle interviste somministrate qualche anno fa da TTG ai molti buyer internazionali il concetto emergeva forte e chiaro: l’innovazione del prodotto turistico italiano non dovrà passare attraverso la banda larga o il wi-fi, che sono puri servizi; l’innovazione del prodotto – quella profonda e incisiva – deve passare per il recupero della tradizione, anche attraverso l’attualizzazione della produzione artigianale. Tutto questo ai fini di una ritrovata cultura della Bellezza.

L’'utilitas' dell’oggetto che si trasforma in 'ornamentum' e che da 'ornamentum' torna ad essere 'utilitas', in un continuo rimbalzo tra il manufatto creato per essere usato e per essere al contempo ammirato, fino a trasformarsi talvolta in una pura allegoria del viaggio.

Il concetto pare contorto ma risulta molto più semplice se si guarda ai premi assegnati quest’anno agli artisti che hanno partecipato alla seconda edizione di ARTinART, il concorso per la valorizzazione dell’artigianato dei siti Unesco riuniti nel network Mirabilia. “Obiettivo dell’iniziativa – spiegano i curatori – è dare voce a una componente importante del turismo culturale, sviluppando un metodo di visita del territorio recuperato dal passato, che tenga conto delle tradizioni artigianali, integrate con il patrimonio artistico, monumentale e gastronomico”.

Ecco allora il paesaggio risicolo valtellinese condensato nell’anello Risaiola creato per la competizione dall’artista Giulia Casellato, oppure la Via della Seta replicata sull’argento dalla scultrice Silvia Bertagnin (nella foto). Concreti esempi di come paesaggio e viaggi possano contaminarsi fino a compenetrarsi, con il comune fine di ricondurre l’essere umano al Bello.

Cosa peraltro tutt’altro che nuova, come ha sottolineato in conferenza il critico d’arte Philippe Daverio: “È quello che già facevano col Grand Tour i viaggiatori ottocenteschi”. Per essere chiari: niente ma proprio niente di nuovo, a parte il fatto che in questo modo si cavalca un trend di domanda in rapida rimonta, che riscopre il piacere del Bello e a cui si deve ampia parte del ritrovato apprezzamento per la vacanza lenta, riflessiva, consapevole, totalmente opposta al modello mordi e fuggi ormai demodé.

Mai così evocata e invocata, la Bellezza è non a caso anche protagonista dell’ultimo lavoro del teologo e intellettuale Vito Mancuso, secondo cui essa sarebbe ispiratrice di una forma di ‘spiritualità omeopatica’ salvifica per l’uomo contemporaneo. “Non meta da inseguire, bensì via da percorrere”, ricorda Mancuso, ribadendo ancora una volta il legame che dovrebbe unire l’aspirazione al bello al piacere del viaggio.

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