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Viaggi di marketing

Paola Tournour-Viron, divulgatrice per professione e per passione
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La chimera del turismo intelligente

La trovata non entusiasmerà forse i sedicenti puristi dell’arte. E presumibilmente neppure coloro che preferiscono ipotizzarsi viaggiatori anziché turisti. Eppure le iniziative che mettono in scena lo spettacolo delle arti fuori dai luoghi canonici vanno moltiplicandosi. Ne sanno qualcosa gli ideatori dell’Atelier des Lumières, azienda parigina che porta fino agli angoli più minuti della Francia le opere dei maggiori artisti, ingigantite e proiettate in spazi passeggiabili. E lo sa l’artista inglese Jeremy Deller, reduce dalla temporanea ricostruzione di una Stonehenge in formato gonfiabile (scala 1:1) che per tre giorni ha divertito bambini e ragazzi ai piedi dei grattacieli milanesi.

Un più contenuto e sommesso esperimento lo sta facendo Belluno, che nella chiesa di San Rocco ospita per un mese la replica in scala 1 a 4 della padovana Cappella degli Scrovegni. In questo caso le visite sono gratuite e a fare da guida sono i ragazzi del posto coinvolti nei progetti di alternanza scuola-lavoro.
Chi fosse tentato a sorridere del paragone tra le citate esperienze internazionali e quella nostrana, sappia che il progetto fa capo al professor Roberto Filippetti, affermato docente di iconologia e iconografia cristiana, nonché autore di numerosi libri sull’arte e infaticabile divulgatore. E infatti l’obiettivo è altissimo e perfettamente allineato alla missione per cui lo studioso è noto anche oltre confine: “far incontrare – annota il Corriere delle Alpi - bambini, giovani e adulti con la grande arte pittorica per risvegliare il desiderio e il gusto per la bellezza attraverso mostre, conferenze o libri”.

Se dunque ai primi due progetti si deve il merito di offrire in grande stile opportunità di fruizione dell’arte alternative e spettacolarizzate, a quello veneto va riconosciuto non solo il pregio di avere portato l’opera di Giotto sotto gli occhi di molti giovani che forse se ne sarebbero altrimenti tenuti alla larga, ma anche di averli trasformati in tour leader ambasciatori della propria cultura. Qualcuno potrà storcere il naso, ma è innegabile che l’iniziativa potrebbe costituire uno dei casi a cui ispirarsi per dare effettivo corso al tanto invocato ‘turismo intelligente’. Una chimera la cui vita non può – come negli anni si è visto - essere delegata a magiche pozioni elaborate dall’industria dei viaggi, ma che deve invece essere frutto di progetti educativi di assai più vasta complessità. Che richiederebbero anzitutto – così com’è accaduto nell’esperimento veneto – una contiguità costante tra il mondo della cultura e quello dell’organizzazione turistica. Al contrario di quanto ultimamente si ventila, ipotizzando per i due comparti dicasteri separati che tornino ad ostacolare un dialogo reso dall’overtourism più impellente che mai.

Twitter @paolaviron

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