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Viaggi di marketing

Paola Tournour-Viron, divulgatrice per professione e per passione
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Recalcati, la psicoanalisi e la possibile riscossa degli agenti di viaggio

È sempre stimolante ragionare di turismo sulla scorta delle considerazioni di chi abitualmente non se ne occupa, almeno non in senso stretto. Il vantaggio più evidente è che ci viene offerta l’occasione per osservare il fenomeno da nuove angolazioni. Una di queste la suggerisce Massimo Recalcati (nella foto), anzitutto psicoanalista ma anche noto saggista e accademico italiano.

A Torino per la presentazione del Festival della Psicologia di cui quest’anno è direttore scientifico, ha rischiarato un’uggiosa serata subalpina con alcuni lumi del suo raffinato pensiero. Tema in questione era la creazione artistica, le sue origini e il suo ruolo. Un ruolo che, come ha più volte ribadito, “non è quello di essere ‘letta’ da chi la osserva, ma di essere anzitutto essa stessa ‘lettrice’ di chi la sta osservando”. Ciò che Recalcati ha inteso dire è che l’opera d’arte a noi più affine – sia essa espressa attraverso la pittura, la musica o la scrittura – è quella che meglio riesce a fare emergere da ogni singolo osservatore sentimenti e pulsioni altrimenti inesprimibili. L’artista agisce insomma in nostra vece, e le sue opere ci appaiono emozionanti solo se e quando incrociano le nostre più intime vibrazioni. Ciò spiegherebbe perché ciascuno di noi, e talvolta solo per limitate parentesi temporali, apprezzi alcune produzioni artistiche e non altre. Chiarisce perché un’opera che ci risulti indifferente si riveli al contrario toccante per chi ci sta a fianco.

Di fronte a un’evidenza di questo tipo, il dubbio è che altrettanto possa avvenire per i cosiddetti ‘prodotti turistici’. Ci si emoziona davanti a una veduta montana in quanto oggettivamente sorprendente oppure perché quel particolare scorcio sollecita una nostra sopita inquietudine? È forse questo a pilotare il gusto del viaggiatore su determinate destinazioni, facendogli prediligere prospettive di mare, lago, deserto, foreste, città? “Il ‘luogo’ dell’arte – aggiunge Recalcati – non è il luogo in cui si riproduce la realtà, ma il luogo che disturba la realtà; ciò che – evocando Lacan e Heidegger – scuote per un istante l’animo umano dal lungo sonno della quotidianità in cui è immerso”.

È questa la ragione per cui rimaniamo turbati, commossi, impressionati davanti a un panorama? È il suo misterioso potere di ‘risvegliarci’ temporaneamente dal letargo dell’anima? E, se così fosse, in che misura promozione, storytelling e pubblicità possono realmente incidere sulle nostre scelte e sul nostro grado di soddisfazione per la vacanza consumata?

Due sono probabilmente le conclusioni a cui si può giungere.

La prima disperante, perché insinua il dubbio che tutti gli sforzi compiuti per costruire e promuovere il prodotto siano di fatto inutili. La seconda, per contro, estremamente incoraggiante, perché vede tornare in gioco l’agente di viaggi nella sua funzione più nobile e antica: quella del consulente che seleziona per il viaggiatore la cornice di vacanza più affine alla sua interiorità. E che da mediatore di commercio si trasforma in mediatore dell’anima, secondo il noto precetto di Thomas Cook, primo agente di viaggi della storia. Riscoprendo così il piacere di non essere più mero artefice. Ma, prima ancora, artista.

Twitter @paolaviron

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