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Viaggi di marketing

Paola Tournour-Viron, divulgatrice per professione e per passione
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Insostenibile 2017

Il noto pubblicitario Lorenzo Marini, capitano dell’omonimo gruppo di agenzie, è convinto da sempre che un’idea, per quanto buona, sia destinata a cadere nel vuoto se arriva fuori tempo. In buona sostanza, il fatto che giunga in ritardo oppure in anticipo rispetto alla capacità di recepimento del pubblico, non ne muta di fatto la sorte.

Osservando le cronache dei giorni ormai prossimi al 2017, dichiarato dall’Onu Anno Internazionale del Turismo Sostenibile, si hanno una certezza e una perplessità. La prima è che la proclamazione sia anacronistica. La seconda è che non si sa perché lo sia: non si capisce, cioè, se richiamare l’attenzione del comparto sulla sostenibilità sia una pretesa estremamente futuristica oppure irrimediabilmente vetusta.

Turismo insostenibile
Certo è, che sul nostro pianeta la cogenza del tema sembra in questo momento sfuggire ancora a molti. Ad esempio a quelle diecimila persone che il giorno di Natale hanno trasformato in una discarica il famoso lido australiano di Coogee, sul litorale di Sydney. Lì la natività è stata celebrata con una festa ad alto tasso alcolico che ha lasciato sulla spiaggia oltre quindici tonnellate di rifiuti da smaltire. E il ‘Guardian’ fa notare che i partecipanti erano “in prevalenza turisti”.

Tutto questo mentre in India si è deciso di multare le compagnie aeree che continueranno – com’è già accaduto – a svuotare i serbatoi delle toilette durante il volo sui centri abitati del Paese. E mentre l’isola tailandese di Koh Tachai è stata chiusa “dal 15 ottobre, per un periodo di tempo indeterminato” dopo l’ipersfruttamento turistico che per anni l’ha obbligata a sopportare la presenza di oltre mille bagnanti su spiagge indicate per un massimo di settanta. Ci sono poi i dati della Cornell University sul Nature Climate Change, che mettono in dubbio la sopravvivenza delle barriere coralline delle Maldive, del Mar Rosso o dei Caraibi, in parte a causa dello stress climatico e in parte a causa delle attività umane, tra cui il turismo e la pesca.

L’elenco sarebbe ancora piuttosto lungo, tra emiri che sfornano isole, hotel ed aeroporti sempre più estesi in senso orizzontale, verticale o in entrambi i sensi; l’Himalaya e il Machu Picchu che chiedono tregua, la Sardegna costretta a propinare sanzioni salatissime ai troppi turisti che imbottigliano brandelli di spiaggia per portarseli a casa, le grandi navi che impunemente offuscano scorci architettonici millenari.  

Verso il 2017
Con le suddette premesse guardiamo comunque fiduciosi al 2017, con il sincero auspicio che l’appello dell’Onu possa estendersi agli orecchi più sordi nonché agli strabici sguardi di una domanda che se – stando all’ultima macro-analisi realizzata da Booking.com - da una parte si dice sempre più interessata a vacanze ecologiche e sostenibili (“anche a discapito di qualche comodità”), dall’altra si dichiara fortemente attratta da nuove mete interplanetarie e sottomarine. Dettaglio, quest’ultimo, che renderà piuttosto ardua l’applicazione della prima regola del turismo sostenibile vergata dall’Onu: “Fare un uso ottimale delle risorse ambientali, rispettando l’equilibrio ecologico e contribuendo alla conservazione del patrimonio naturale e della biodiversità”.

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