Ultimo aggiornamento alle 08:59

Viaggi di marketing

Paola Tournour-Viron, divulgatrice per professione e per passione
|

Inno-vation

Pare non se ne possa più fare a meno, neppure ai funerali, figuriamoci in occasione di una giornata celebrativa, per di più del comparto industry ascritto, come se non bastasse, alla categoria meeting. E infatti.

In occasione del lancio della prima Giornata Mondiale della Meeting Industry, il 14 aprile, da tutti i recessi del pianeta in qualche modo coinvolti nell’organizzazione di eventi per le imprese si propagherà il trionfale coagulo di note e parole partorito dalla Song Division, agenzia americana secondo le informazioni stampa “specializzata in attività di team building a tema musicale”.

Sound anni ’80 mixato a orecchiabili refrain da musical per adolescenti del nuovo millennio, lo spartito informa che “la vita è più serena se ci si incontra face-to-face”, che i “meeting face-to-face educano e stimolano i sensi”, e che “per tanto che ci si veda in una skype call o ci si rintracci su facebook, si rimane sempre troppo distanti per conoscersi davvero”.

Considerazioni inappuntabili e nel complesso condivisibili, che hanno il nobile compito di ricordarci quanto il contatto umano sia ancora importante e foriero di proficue relazioni professionali. Peccato si disperdano nel perverso gioco ossimorico che sempre più di frequente vede il web utilizzato per la costruzione di contenuti volti a invalidarne concettualmente l’efficacia.  

L’inno che sentiremo riecheggiare il 14 aprile è infatti la risultanza di un processo creativo in crowdsourcing, conseguenza di un megameeting mondiale in streaming, avvenuto via Periscope a fine febbraio. Tutto, insomma, rigorosamente online e a distanza. Come se non bastasse, i promotori suggeriscono di diffondere il componimento ‘condividendolo sui social’ oppure ‘inviandolo ai politici locali’ – ragionevolmente via web – per sensibilizzarli sull’importanza della meeting industry.

Per l’utilizzo fuori dall’esecrata rete rimarrebbero a loro avviso due sole possibili soluzioni: ideare una coreografia e danzarla con i colleghi o intonare l’inno tra le pareti domestiche in compagnia della prole. Salvo una discreta dose di impudenza o di ebbrezza, meglio a questo punto limitarsi alla propagazione attraverso l’avversato web, affidando i buoni propositi del testo al potere divulgativo della musica. Le potenziali vittime saranno in questo caso liete di limitarsi ai rapporti puramente virtuali.

@paolaviron

/* */

TI INTERESSA QUESTA NOTIZIA? ISCRIVITI A TTG REPORT, LA NEWSLETTER QUOTIDIANA


I blog di TTG Italia non rappresentano una testata giornalistica poiché sono aggiornati senza alcuna periodicità. Non possono pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 07.03.2001. Le opinioni ivi espresse sono sotto la responsabilità dei rispettivi autori

Torna su
Chiudi