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Visocchi e la storia che si fa lusso: “Così è nato il Singer Palace”

di Stefania Galvan

La sfida non era facile: mantenere i richiami storici e l’architettura di un edificio dalla funzione industriale, fiore all’occhiello dell’Art Decò, coniugandolo con il design contemporaneo per trasformarlo in un angolo di lusso nel cuore di Roma. Una sfida raccolta dall’architetto Potito Michele Giorgio per dar vita a quello che, ora, è il Singer Palace Hotel Roma.

Un gioiello dell'Art Decò
Il materiale di partenza era di tutto rispetto, considerando che il palazzo era già molto noto all’epoca. Basti pensare che la rivista di architettura Domus ne celebrava i volumi arditi e le forme slanciate della scala interna già nel 1932, poco dopo il completamento dell’edificio, diventato subito un importante esempio, in quegli anni, della capacità italiana di abbinare industria, architettura e fascino.

Tutti elementi che era fondamentale mantenere, pur stravolgendone la destinazione d’uso. “Il termine restyling - sottolinea Rosa Visocchi, responsabile sales & marketing - è riduttivo perché non rende l’idea del minuzioso ed elaborato lavoro di ristrutturazione del palazzo, che era adibito a ufficio”. Costruito dall’architetto Mario Loreti era infatti nato dal desiderio di sir Douglas Alexander, presidente della Singer Corporation, per ospitare la sede italiana delle famose macchine da cucire.

Un boutique hotel dalla forte identità
Un gioiello dell’Art Decò che, nel corso di un intervento durato tre anni e costato diversi milioni di euro, la famiglia proprietaria Visocchi ha voluto far rinascere come boutique hotel dalla forte identità, un unicum nel suo genere nel panorama dell’ospitalità di lusso della Capitale.

“Tutti gli spazi comuni del quinto e sesto piano - spiega Visocchi -, che ora comprendono l’area lounge, il ristorante e il Jim’s Bar, sono stati realizzati ex novo. Allo stesso tempo, però, abbiamo mantenuto gli elementi architettonici cardine del palazzo d’epoca, come ad esempio la sontuosa ‘scala sospesa’, nel pieno rispetto dello stile e della storia dell’edificio originale”.

Il legame tra passato e presente è assicurato dalle scelte architettoniche e di design, ma anche dalla volontà di disseminare la struttura di testimonianze della sua vita precedente, come la targa dedicata a Douglas Alexander all’ingresso, oppure le antiche macchine da cucire alla reception.

Interscambio tra 'dentro' e 'fuori'
Trenta camere, due spettacolari terrazze panoramiche e due suite, la Terrace e la Singer, con vista sui palazzi storici: questi i numeri della struttura, già operativa ma che solo recentemente ha potuto celebrare la fine dell’imponente progetto di restyling. “Fin dall’apertura - racconta Visocchi - il riscontro è stato assai positivo, con un ulteriore impulso dato dal nostro ingresso nella famiglia Virtuoso”.

Ad apprezzarlo soprattutto il mercato statunitense, primo nel ranking e seguito dal francese e dal britannico, ma negli ultimi tempi si stanno affacciando anche altre nazionalità: “Sempre più spesso – conferma Visocchi - ospitiamo clienti dal Medio Oriente e dall’Australia, ma considerevole è anche la porzione del mercato italiano”.

Il fascino della storia si fonde, nella struttura, con la gradevolezza dell’interscambio con i cittadini romani: “Il nostro Jim’s Bar e il ristorante, con le loro spettacolari terrazze, sono diventati un punto di riferimento della vita sociale della Capitale e molti dei nostri clienti abituali sono italiani. Questo fatto riscontra grande successo tra gli ospiti internazionali”. In fondo le ‘Vacanze Romane’ sono anche questo: la possibilità di respirare l’atmosfera della Capitale e di sentirsi tutti, anche solo per poco tempo, veri romani.

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