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Porto Rotondo, il caso
dell’Hotel Abi D’Oru:
da villaggio Alpitour
a gioiello del lusso

di Stefania Galvan

L’hotel è lì, a Porto Rotondo, da sessant’anni: da quel lontano 1963, da prima che si lanciasse nel mondo il brand Costa Smeralda, da prima che quel tratto di Sardegna diventasse palcoscenico del jet set internazionale. L’Abi D’Oru - Ape d’Oro in sardo - è un trophy asset che ha avuto una storia lunga e piena di vicissitudini, compresa la sua trasformazione in villaggio sotto le insegne di Alpitour e ora, sotto la proprietà e la gestione diretta della famiglia Zuncheddu, si prepara a una nuova vita all’insegna dell’eccellenza assoluta.

Investimento multimilionario
Il progetto è di quelli molto ambiziosi, come si evince dall’investimento: 20 milioni di euro tra questo e il prossimo anno per un restyling che sta interessando 100 delle 150 camere del resort, trasformate in testimonianze della storia, della cultura e delle tradizioni locali. L’obiettivo? Dar vita a un soggiorno dove una delle declinazioni del lusso è il contatto diretto con l’anima e la cultura dell’isola.

Gli interventi
“Il nostro intento - spiega l'amministratore delegato Diana Zuncheddu (nella foto) - è innalzare sempre più il livello qualitativo della vacanza, proponendo nuovi servizi e camere arredate con l’apporto degli artigiani locali, che hanno realizzato pezzi unici diventati elementi di arredo. Abbiamo inoltre rinnovato la piscina centrale, ampliato il Kids Club, ristrutturato il solarium, ingrandito i giardini e inserito nuove aree relax nel verde. Il tutto all’insegna dell’ecosostenibilità, in un percorso di certificazione ambientale già in atto”.

Durante i mesi invernali sono state rinnovate 50 camere e altrettante lo saranno il prossimo anno, con i lavori che riprenderanno dopo la chiusura, a fine ottobre.
“L’Abi d’Oru riaprirà il 27 maggio e il trend delle prenotazioni è ottimo e ci fa sperare in un’altra estate da record”. Questo nonostante l’innalzamento delle tariffe, “che nel caso delle camere nuove sono anche quasi raddoppiate, mentre a livello generale sono state ritoccate in media del 15-20%”.
Una politica di pricing in linea con l’innalzamento qualitativo della struttura e tesa a intercettare i nuovi bacini dei big spender: “Abbiamo perso qualche repeater italiano - ammette Zuncheddu -, ma è stato compensato dall’aumento di prenotazioni internazionali. Lo scorso anno il 50% degli ospiti era italiano, ma quest’anno la percentuale scenderà.

Nuove agenzie all'estero
All’estero - aggiunge - avevamo già agenzie di rappresentanza e di vendita in Francia e Germania, nel 2023 abbiamo aggiunto presidi in Gran Bretagna e Stati Uniti”. Una mossa che cavalca l’onda della ripresa dell’incoming statunitense, “la cui booking window, oltretutto, è molto ampia perché, in molti casi, le loro vacanze italiane sono articolate e prevedono anche tappe nelle città d’arte, quindi vanno pianificate con largo anticipo”.

Lo scorso anno il primo mercato estero per l’hotel era la Svizzera, seguita dai nordeuropei “che oltretutto ci consentono di avere una percentuale alta di riempimento anche al di fuori dell’alta stagione: prediligono infatti i mesi di settembre e ottobre perché ad agosto per loro fa troppo caldo”.

Ma tra i mercati emergenti ci sono anche anche l’arabo – “quest’anno saranno nostre ospiti tre grandi famiglie importanti del Paese” - e il brasiliano.
Un vero e proprio gioiello dell’ospitalità sarda, dunque, che ovviamente fa gola ai gruppi internazionali…La risposta di Zuncheddu è di quelle che non ammettono repliche: “Questo luogo ha un suo spirito – dice -, è unico e tale deve restare. Unicità e indipendenza sono la sua forza, è questo uno dei motivi per cui non ci siamo apparentati con nessuno”.

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