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Il ritorno della Dolce Vita. Roma sotto i riflettori dell’hotellerie di lusso

di Cristina Peroglio

Tutti pazzi per Roma. Sembra proprio di sì, se si guarda all'imponente pipeline di nuove aperture alberghiere che stanno interessando la Capitale e che non accennano a rallentare. La nuova ondata di opening ha due particolarità: è rivolta all'alto e altissimo di gamma e vede protagonisti i grandi brand mondiali dell'hotellerie.

L'elenco è lunghissimo: si va da Six Senses, che ha aperto il 16 marzo, a Bulgari, che dovrebbe sbarcare a Roma a giugno. E poi il W Rome di Marriott, che già sta operando, il Nobu Hotel & Nobu Restaurant e il nuovo Rosewood, entrambi nell'area di via Veneto, l'Hilton La Lama, che ha scelto l'Eur, Accor che darà nuova vita all'hotel la Minerva trasformandolo nel primo Orient Express, Four Seasons che sbarca in piazza San Silvestro.

I capitali impiegati in operazioni immobiliari hospitality in Italia nel 2022 sono stati 1,29 miliardi di euro, evidenzia World Capital Group, ma oltre il 20% di questi si è concentrato a Roma. Le aperture in arrivo non solo segnano un cambio di passo per il settore turistico, ma sono anche destinate a dare alla città un nuovo tipo di splendore, posizionandola verso la fascia alta.

I motivi della svolta
Storicamente Roma, a differenza di Milano, non è riuscita ad attrarre brand internazionali anche a causa della mancanza di immobili sufficientemente ampi per ospitarli. Ma la crescente disponibilità di palazzi vuoti offre nuove opportunità per i marchi di fascia alta, riqualificando l'intero paesaggio urbano. Fra gli interventi previsti, e quelli già realizzati, quasi tutti hanno scelto di lavorare su edifici che non avevano una precedente vita alberghiera.

Six Senses ha aperto i battenti in città rilevando la vecchia sede dell'ex Banca di Roma in piazza S. Marcello; Bulgari ha deciso di riconvertire una struttura ministeriale dell'era fascista nel suo primo hotel della capitale. L'hotel, in puro stile razionalista, si affaccia su due dei monumenti più iconici della città, l'Ara Pacis e il Mausoleo di Augusto; Rosewood sta restaurando l'ex sede della Banca Nazionale del Lavoro italiana, solo per citarne alcuni.

L'arrivo dei brand è spinto anche dal tentativo che sta facendo la Capitale di darsi un'allure più internazionale, dando una spinta al settore degli eventi che per lungo tempo è stato monopolizzato da altre città italiane. L'operazione di internazionalizzazione passa, secondo l'assessore al Turismo Alessandro Onorato, attraverso un incremento del livello dell'ospitalità alberghiera capitolina: "Oggi abbiamo 1.400 posti letto cinque stelle, che diventeranno 7mila nei prossimi cinque anni. E grazie all'apertura di nuovi alberghi lusso in centro, cambierà anche esteticamente l'aspetto della città".

E questo è vero anche in maniera diretta. È ormai storico l'intervento di Bulgari sul museo dell'Ara Pacis, con un investimento di 120mila euro per il nuovo sistema di illuminazione, me non è l'unico: il marchio ha infatti donato migliaia di euro per aiutare a restaurare i monumenti di Roma, da Piazza di Spagna al sito archeologico di Largo di Torre Argentina. Ma anche Six Senses intende fare la sua parte nel sostenere il rinnovamento urbano della città: parte dei ricavi dell'hotel sarà devoluta a progetti di grande impatto in tutto il quartiere su cui insiste il nuovo albergo, a partire dalla pulizia della facciata della chiesa adiacente, S. Marcello al Corso.

La risposta della Capitale
Al netto delle buone intenzioni della politica, la Capitale continua ad avere problemi ormai cronici. Un recentissimo sondaggio di Acos, l'Agenzia per il controllo e la qualità dei servizi pubblici del Campidoglio, su oltre 600 turisti, ha restituito un'immagine della città in cui nulla stupisce: Roma è sporca, ha un wifi di fatto inesistente e trasporti non all'altezza.

Rincara la dose Andrea Spalletti Trivelli, proprietario di Villa Spalletti Trivelli: "Roma si vanta di avere 15 milioni di presenze all'anno, ma la maggior parte di queste sono appannaggio da turisti ‘mordi e fuggi', che costano solo e non portano benefici - dice -. All'opposto la mancanza di servizi e attività della Capitale disincentiva i big spender a tornare; si sta erodendo progressivamente la quota di repeater, mentre continua il fenomeno dell'accorciamento della durata media dei soggiorni: dal 2015 al 2019 il tasso di occupazione dei cinque stelle è sceso di 10 punti percentuali, passando da tre a due giorni".

Minimizza invece Giulio Abbate, managing partner di Italy Luxury Travel, che serve la clientela lusso in arrivo dall'estero: "Roma ha una sua forza intrinseca che fa passare sopra i suoi innegabili problemi. Che sono poi i problemi di tutte le grandi capitali. Va detto, invece, che quest'anno abbiamo difficoltà a trovare servizi di livello per i turisti: quelli che ci sono, sono prenotati e impegnati ormai fino al 2024".

Intanto, la città si aggiudica la 6° posizione nelle destinazioni lusso più richieste per il 2023 dai clienti di Virtuoso: un posizionamento che le riconosce lo sforzo della rinascita.

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