Ultimo aggiornamento alle 14:45
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Investimenti alberghieri: il lusso apripista sul mercato italiano

Sono state Lombardia e Lazio a concentrare il maggior numero di investimenti alberghieri di alto e altissimo livello nel corso del 2021, con 19 e 21 progetti rispettivamente, ma oggi i protagonisti dello sviluppo sembrano differenziarsi, con Cortina d’Ampezzo che sta attraendo diversi gruppi alberghieri in previsione delle Olimpiadi Invernali del 2026, mentre Taormina, con 3 ristrutturazioni, Lecce, Napoli e Salerno guidano l’innalzamento dell’offerta alberghiera nel Sud.

E quanto è emerso sul fronte luxury all’Hospitality Forum 2022, che ha confermato come il lusso rappresenti in Italia la voce d’investimento più strategica non solo per il presente, ma anche e soprattutto per l’immediato futuro.

“Grazie all’estrema varietà della propria offerta - hanno evidenziato Mario Breglia e Giampiero Schiavo, rispettivamente presidente di Scenari Immobiliari e ceo di Castello Sgr - il Belpaese è stato nel 2021 la prima destinazione per i viaggiatori internazionali di fascia alta (il 20% del totale in Italia). Sta però nascendo una nuova clientela del lusso composta da millennials e generazione Z che vede in questo tipo di esperienza un modo per farsi notare attraverso i social networks. Il profilo medio del true luxury traveller spende oltre mille euro a notte in coppia in albergo, più di 150 euro a persona per una cena e oltre 400 euro al giorno a persona per spa e wellness. Nonostante la pandemia, nel 2021 le notti complessive negli alberghi 5 stelle sono state circa 6,9 milioni”.

Ad acquisire sempre più importanza sono in particolare le località marine e con affaccio sui laghi, dov’è possibile unire alto valore paesaggistico, benessere e accessibilità.

I big player
Investire in Italia non è così semplice, dicono i big player del comparto. “A confronto con l’Europa o il resto del mondo - ha evidenziato Jerome Lassara, vicepresident development Southern Europe di AccorHotels - l’Italia resta un mercato poco fluido per le transazioni e spinge a focalizzarsi sui grandi centri urbani, perché l’iter burocratico-finanziario non fa distinzioni fra aree d’investimento, rivelando oltretutto modalità e tempistiche di concessione fortemente disomogenee da città a città”.

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