Ultimo aggiornamento alle 08:35
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L’Italia nel cuore
dei grandi brand
Arsenale e la rinascita
del lusso

di Cristina Peroglio

Un’Italia di lusso che guardi oltre le destinazioni del turisdotto, per un viaggiare che risponda alle esigenze del turismo contemporaneo. È questa la linea di sviluppo che sta seguendo Arsenale spa, la società nata nel 2020 da un’iniziativa di Nicola Bulgari e Paolo Barletta, che sta lanciando una serie di progetti di hospitality di alto livello nel Paese.

Per questo, oltre a Roma e Venezia, che pure ci sono e rivestono un ruolo di primo piano nel progetto luxury della società, c'è anche Maratea, e Cortina, e la Val d'Orcia in Toscana, e una pipeline che vuole guardare ad aree meno sfruttate turisticamente, dall'Abruzzo alla Calabria.

E poi c'è un treno, l'Orient Express La Dolce Vita, che vuole reinterpretare il viaggio su rotaia (e di cui parleremo meglio in un prossimo articolo).

Roma e Venezia
“La nostra mission è accompagnare i grandi brand ad investire in Italia, senza perdere nulla dell’italianità della nostra accoglienza, ma guadagnando in internazionalizzazione”. Paolo Barletta (nella foto), ceo di Arsenale spa, spiega così il lavoro che la società sta portando avanti in questi anni.

Un lavoro con il quale si punta a valorizzare asset straordinari del territorio, dai grandi hotel alle dimore di pregio, che avrebbero avuto difficoltà a competere o che versavano in stato di abbandono. “Prendiamo il Grand Hotel de la Minerve (che nel 2023 diventerà uno dei primi hotel Orient Express al mondo, brand ultraluxury di Accor, ndr)– dice Barletta -. Con l’arrivo di una massa di grandi brand a Roma, la gestione famigliare avrebbe avuto difficoltà. Con il nostro intervento, invece, si può riposizionare con un brand affascinante, che rispetti la storicità della struttura e restituisca al turismo internazionale tutta l’allure che circonda Orient Express e la Minerve”.

Logica differente ha spinto, invece, all’acquisizione di Palazzo Donà Giovannelli a Venezia: “È un patrimonio di arte e cultura che stava andando perduto – dice il ceo di Arsenale -. Si tratta di uno dei palazzi più belli della città, uno dei pochi con un giardino, collocato in una zona di Venezia che si sta rilanciando”. La struttura sarà aperta nel 2024, anche se al momento sembra aver registrato una battuta d’arresto l’accordo con Rosewood, che avrebbe dovuto brandizzare l’hotel.

L’altra Italia
Ma l’obiettivo di Arsenale guarda oltre le grandi città d’arte. “Nel 2021 abbiamo recuperato il Santa Venere di Maratea, una straordinaria strutture mare italiana, e l’abbiamo affidata alla famiglia Melpignano (i proprietari di San Domenico Hotels e Borgo Egnazia). E quest’anno, sempre con Melpignano, abbiamo rilanciato l’Hotel de Len a Cortina”.

Senza contare la Tenuta di Spineto, l’abbazia nella Val d’Orcia in Toscana acquisita l’estate scorsa che si sviluppa su 800 ettari di terreno e comprende 11 casali indipendenti. “L’idea, in questo caso, è lanciare un albergo diffuso di alto livello, con una ristrutturazione che durerà 3 anni”. Ma ci sono in pipeline altre due operazioni a Cortina, in vista delle Olimpiadi 2026 “e altre ancora, laddove ci sia un territorio o una struttura da valorizzare”.

Un impegno economico ‘ciclopico’ che non sempre trova orecchie attente da parte del credito tradizionale. “L’operazione che abbiamo concluso in questi giorni con Oaktree, con la quale abbiamo stretto una partnership che comprende un finanziamento ma anche un capitale equity per continuare a crescere, risponde in parte alla lentezza e alla difficoltà che hanno gli istituti di credito tradizionali a seguire operazioni strutturali come le nostre” confida Barletta.

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