Ultimo aggiornamento alle 11:14
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L'imperativo
low cost
di Alitalia

di Rita Pucci

Una spinta sull'acceleratore del modello low cost. I piani di sviluppo di Alitalia sembrano andare in questa direzione, stretti dalla morsa di conti che non vogliono saperne di tornare al nero.  

I vertici della compagnia aerea ribadiscono a gran voce che "esiste la tendenza a crearsi la low cost in casa - aveva dichiarato l'a.d. Andrea Ragnetti dalla convention 2012 svoltasi qualche settimana fa a Fiumicino -, ma noi non abbiamo le competenze necessarie", eppure la tentazione no frills si nasconde dietro l'angolo. L'integrazione di Wind Jet, una volta ottenuto l'ok da parte dell'Antitrust, potrebbe aprire infatti una nuova fase di sviluppo per il vettore della Magliana.

Il presidente Roberto Colaninno (nella foto) non perde comunque occasione per scagliarsi contro i competitor a basso costo, annunciando una guerra senza quartiere: "Faremo venire loro un po' di acidità di stomaco - aveva detto dalla convention -, vogliamo batterli e raggiungere nuovi clienti".

Ma l'allarme sullo stato dei conti di Alitalia non si placa, secondo quanto messo in evidenza da un ampio servizio pubblicato nell'edizione odierna di Affari e Finanza, inserto del lunedì di Repubblica. Un riflettore che pone di nuovo gli occhi sullo stato di salute del vettore, anche in prossimità della sentenza dell'Autorità garante proprio sull'integrazione di Wind Jet, avviata all'inizio del mese di giugno. Del resto, i risultati all'insegna del low fare portano cifre concrete: l'operazione smart carrier sotto il brand Air One ha portato alle casse di Alitalia 1,4 milioni di pax nel 2011, circa 450mila in più dell'anno precedente.

E se Az decidesse realmente di potenziare la propria branca no frills, si tratterebbe di un processo facilmente inseribile nel trend internazionale, che vede altri colossi dell'aeronautica europea come Air France, Iberia e Lufthansa in testa aprire sempre più a formule low cost.

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