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Air India, Wilson: “Avremo un aereo nuovo ogni sei giorni”

Nel 2023 il traffico domestico in India ha superato i livelli pre-pandemia, toccando un nuovo record a 152 milioni di passeggeri (+8,34%).

In un’intervista rilasciata al Sole 24Ore, il chief executive officer e managing director di Air India Campbell Wilson evidenzia opportunità e criticità di un mercato emergente. Anche alla luce del secondo ordine più grande della storia dell’aviazione civile messo a segno dalla compagnia, che ha investito 70 miliardi di dollari nella flotta.

“Ci sono diverse persone convinte che l’acquisizione di Air India da parte del Gruppo Tata potesse trasformare da un giorno all’altro una compagnia con più di 100 velivoli, 200 se contiamo tutto il gruppo. Ma non puoi fare così tanti upgrade in breve tempo. Stiamo cercando di fare più in fretta possibile, ma c’è un mismatch da superare. Teniamo conto che in meno di due anni dalla privatizzazione abbiamo ricevuto11 aerei wide-body con nuovi interni e abbiamo sei Airbus A350 in arrivo, così che entro maggio un terzo della nostra flotta wide body sarà di ultima generazione. Da agosto la vecchia flotta verrà aggiornata e all’inizio del 2026 avremo70 moderni widebody. Grazie all’ordine da 470 velivoli fatto meno di un anno fa riceveremo un aereo nuovo ogni sei giorni fino a fine anno”.

Oltre al rilancio di Air India, la compagnia sta fondendo la low-cost Air India Express con la vecchia Air Asia India. Poi toccherà ad Air India unirsi con Vistara. “Abbiamo due ex compagnie statali con una storia alle spalle e due compagnie private relativamente giovani con dentro il Dna di altri azionisti come Air Asia e Singapore Airlines. Le due statali, Air India e Air India Express, se si fa eccezione per il personale di volo, non assumevano da 15 anni. Al loro interno c’era una voragine in termini di capacità, persone, sistemi; quindi, riunire quattro compagnie in due ci consente di risolvere alcuni problemi. Non dico che sia facile, ma probabilmente non c’era momento migliore per farlo”.

Il manager resta infine convinto che questo sia il decennio dell’industria aerea indiana. “Basta guardare alle opportunità. La popolazione, la crescita economica, l‘emergere del ceto medio, lo spostamento delle supply chain, gli investimenti infrastrutturali, la fase di consolidamento e professionalizzazione del nostro settore. Senza contare il traffico garantito dalla diaspora, che è un grosso vantaggio. Anche la privatizzazione di Air India è stata salutare: non era facile far nascere un ecosistema competitivo quando c’era una compagnia a cui non interessava fare utili”.

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