Ultimo aggiornamento alle 08:26
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Low cost, ultima fermata
di un modello inimitabile

di Lino Vuotto

Il dibattito va avanti e, anzi, si accende sempre di più man mano che questa imprevedibile estate del trasporto aereo mostra in maniera sempre più evidente il suo lato oscuro, fatto di costi alle stelle, morsa dell’inflazione, carburante a prezzi mai visti prima, riacutizzarsi dei contagi e carenza ormai cronica di personale. La provocazione lanciata la scorsa settimana dal ceo di Ryanair Michael O’Leary pare avere colpito nel segno e se il ‘re’ del low cost si trova costretto ad ammettere che certe tariffe probabilmente non torneranno più negli anni a venire, c’è da credere che in questo settore, al termine della pandemia e dopo lo tsunami di questo 2022, sia in atto una trasformazione profonda e irreversibile. Ma in quale direzione?

La situazione
Se il concetto di low cost così come siamo abituati a percepirlo negli ultimi vent’anni scricchiola nelle sue fondamenta, va però rilevato che le compagnie che lo rappresentano nel migliore dei modi continuano ad andare a gonfie vele. Ryanair e Wizz Air, ad esempio, sono gli unici due vettori che allo stato attuale sono stati in grado di aumentare e non di poco) l’offerta rispetto al 2019 tornando al contempo a fattori di riempimento da fare invidia. easyJet non ha ancora raggiunto la parità, ma veleggia meglio di altri big europei, ma va ricordato che deve affrontare anche internamente e non solo di riflesso il problema della carenza di personale. Verrebbe dunque da dire che anche con le tariffe su il pubblico non sembra intenzionato a voltare le spalle a chi l’ha abituato a viaggiare come, quando e dove vuole.

Il punto di vista
Una chiave di lettura prova a fornirla il presidente di Neos Lupo Rattazzi che sulle colonne del Corriere della Sera spiega: “Siamo alla fine di un lungo periodo, almeno un decennio in cui le tariffe sono diminuite. Le low cost non saranno più come un tempo low fare. Difficile però che la domanda punto a punto, che è il loro forte, possa essere soddisfatta da altri operatori. Le marginalità sono ancora più basse. La sfida allora sarà sulla qualità del servizio e sulla diminuzione dell’impatto di ogni viaggio sull’ambiente”. Concetti sbandierati già anni or sono dal ceo di Lufthansa Carsten Spohr quando lanciò la sua crociata contro i biglietti a 10 euro: “Neanche 40 euro è un prezzo sostenibile”, tuonava il manager anticipando quanto oggi va dicendo, proprio con le stesse cifre, il rivale di sempre O’Leary.

Ipotesi
Se è ancora presto per capire come cambierà il settore e anche chi sopravviverà all’inevitabile battaglia per restare in sella, forse quello che è chiaro è che bisogna partire da quanto spiegato con chiarezza da Rattazzi. E magari immaginare che, come sta già avvenendo negli Stati Uniti, probabilmente nel mercato entreranno altri soggetti bene attrezzati per affrontare il nuovo corso: negli Usa nell’ultimo anno grossi investimenti hanno consentito la nascita di due nuove low cost, dalle intenzioni molto bellicose.

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