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Storia dell'aeroporto
impantanato
in un cavillo
burocratico

L’ultimo volo risale ormai al mese di marzo del 2013. Poi per il Ridolfi di Forlì è arrivato prima il fallimento e poi una serie di vicissitudini senza fine che stanno via via ritardando a tempo indeterminato la sua riapertura al traffico. E l’ultima in ordine di tempo si chiama ‘cavillo burocratico’, vale a dire un rimpallo di responsabilità tra due ministeri, la società di gestione e il Comune: quanto basta per non avere il via libera al ripristino del servizio di salvataggio e antincendio dei Vigili del Fuoco. Condizione indispensabile per riaprire.

La ricostruzione
Per lo scalo romagnolo, che era stato assegnato in concessione alla FA, formata da una cordata di imprenditori, lo scorso autunno, la situazione sembrava essersi sbloccata a maggio quando il Ministero dei Trasporti aveva inviato il nulla osta dopo i pareri favorevoli di Enac al Ministero dell'Interno. Ultimo atto burocratico sarebbe stato il decreto interministeriale, dopo il quale sarebbe potuta partire la reale operatività o quantomeno il dialogo con le compagnie per la riattivazione dei voli.

Il paradosso
Ma quello che sembrava un atto dovuto si è trasformato in un incubo: da parte dei due ministeri infatti sarebbero partite due indicazioni diverse sulla procedura da seguire, riportano le cronache locali segnalate a TTG da un lettore, paralizzando di fatto la situazione in quanto una modalità o l’altra verrebbe bocciata da uno dei due dicasteri. Uno stallo per smuovere il quale è stata attivata anche una petizione online diretta al vice premier Matteo Salvini.

L'americano
In passato il Ridolfi aveva già vissuto una situazione paradossale, quando per la sua riapertura era sceso in pista un magnate della Virginia, con ambizioni anche di attivare voli dagli Stati Uniti. Svanito poi nel nulla.

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