"La normalità di essere diventati grandi. E di non voler smettere di crescere".
È il presidente di Volotea, Carlos Muñoz, che confida a TTG Italia ambizioni e aspettative della compagnia che collega città di medie-piccoli dimensioni e che per i prossimi 5 anni non intende cambiare questo modo di operare: "Non prevediamo l'ingresso in aeroporti più grandi per due motivi: una maggiore concorrenza che implica un diverso modello di business con aerei più grandi ad esempio, e il continuo bisogno di un servizio di connessione locale come il nostro".
La compagnia opera in Italia dal 2012: dopo 3 anni è già il suo primo mercato e si prepara ad aprire la terza base a Verona (dopo Venezia e Palermo): "Se devo fare una scommessa oggi - azzarda il fondatore della compagnia - tra 3-5 anni apriremo altre tre basi sempre negli stessi tipi di aeroporto, quelli che hanno un bacino d'utenza compreso tra 2 e 5 milioni di passeggeri". Un messaggio chiaro che testimonia come ci sia un potenziale di mercato ancora da esplorare per una domanda di collegamenti tralasciata da altri vettori: il presidente ha fiutato l'occasione e non se l'è lasciata scappare.
"Sono diverse le ragioni del nostro sviluppo in Italia - spiega Muñoz -: i problemi di alcuni carrier, una serie di mancanza di servizi e i riposizionamenti delle compagnie legacy che, costrette dalle low cost, hanno concentrato gli sforzi nelle connessioni da e verso l'hub e sul lungo raggio. Per loro il 'nowhere to nowhere' era un modello antico, costoso, e secondo me è stato giustamente abbandonato".
Muñoz, infine, non risparmia una frecciata ai suoi diretti competitor: "Sia in Italia che in Spagna si sono diffuse molte low cost con incentivi di sostegno a corta scadenza. Ma non è un modello sostenibile a lungo termine. Guardando la nostra esperienza, non possiamo dire di non essere stati aiutati all'inizio, ma dopo i sostegni sono scomparsi e le rotte sono rimaste". E se ne aggiungeranno delle altre.
