Ultimo aggiornamento alle 09:28
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Un giorno a Malpensa

di Giovanni Ferrario

La corsa di una coppia di innamorati. Il profumo delle brioches calde preconfezionate. Una discussione per imbarcare una valigia troppo pesante.

Momenti ed istanti di una mattina che sembra come tante altre a Malpensa.

L'aeroporto lombardo, invece, sta affrontando il periodo più caldo dell'anno: TTG Italia ha passato una giornata in questo vero e proprio paese dove lavorano oltre 5mila addetti per capire miglioramenti e criticità di un aeroporto da sempre al centro di dibattiti, non solo politici.

Terminal 2
Il viaggio parte dal Terminal 2 ormai divenuta la casa di easyJet. Il colore arancione domina buona parte della struttura e sembra di veder partire sempre gli stessi passeggeri: tanti ragazzi e diverse famiglie affollano con i loro trolley i punti di ristoro davanti ai vecchi banchi check in di Alitalia, testimonianza di un passato ancora presente nella penombra del terminal. Nella serpentina che conduce ai banchi di drop off la situazione è fluida e non si resta in coda per più di 15 minuti. In media, durante l'alta stagione, sono circa 70 i voli che decollano dal terminal con una forte concentrazione nella prima mattinata dove partono 18 operativi tra le 6 e le 07.30 del mattino; il tutto con una conseguente coda ai controlli prima dei gate.

Vengono stimate in 9mila le partenze giornaliere soprattutto verso Spagna, Grecia e Italia: con questi numeri non mancano le persone che si rivolgono ai banchi dell'assistenza: "Serviamo almeno 300 persone al giorno con picchi 500-600 passeggeri nel week end - racconta un'addetta -. L'80 per cento vuole acquistare un biglietto o pagare l'eccedenza bagaglio mentre il 15 per cento ha perso il volo e cerca una soluzione alternativa. Il resto sono casi particolari: persone che hanno sbagliato a scrivere il proprio nome sul biglietto o altri che pensavano di partire oggi e invece hanno il volo tra una settimana. Ne vediamo un po' di tutti i colori".

Terminal 1
Sembra quasi di entrare in un altro aeroporto. L'ombra del primo terminal lascia spazio alle enormi vetrate che illuminano uno scalo recentemente ristrutturato dove dominano gli spazi aperti e gli schermi piatti.

L'affluenza è molto più schizofrenica: capita di vedere banchi check in con lunghe code, altri vuoti e altri ancora che si stanno preparano per accogliere i passeggeri. "Da agosto abbiamo visto un'impennata di persone ma la situazione è rimasta sempre sotto controllo", racconta una ragazza al banco Meridiana prima di accogliere gli ultimi ritardatari diretti a Santorini. Ai controlli prima degli imbarchi è molto affollata la family lane, ma la coda più lunga la troviamo ai tax refund: "Acquistano vestiti e gioielli soprattutto nel quadrilatero della moda a Milano - ci spiega un addetto -. Sono arabi e cinesi, pochissimi russi. Lo scontrino medio? In crescita e in questi mesi arriva anche a 1.500 euro".

Situazione più tranquilla nell'area gruppi dei tour operator dove un'assistente sta preparando i portadocumenti da consegnare ai prossimi viaggiatori: "Per fortuna hanno finito i lavori perché prima era un incubo: forse bisognerebbe aumentare la segnaletica per tranquillizzare i passeggeri che una volta arrivati vanno in panico se non trovano le informazioni". E qualche scena di panico si vede nelle stanze della polizia di frontiera dove una ragazza in lacrime ha perso i documenti prima della partenza.

Storie quotidiane di un aeroporto che sta provando a levarsi l'etichetta di non luogo per eccellenza creandosi giorno dopo giorno una propria identità.

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