Ultimo aggiornamento alle 09:06

Tracce di cambiamento

Laura Rolle, Docente di semiotica all’Università di Torino
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Il gioco dei saldi… E in agenzia?

A chi non arriva quotidianamente sulla posta elettronica almeno un’offerta a prezzi scontatissimi. Arredi, cene, percorsi benessere, prodotti tecnologici, addirittura corsi di formazione, abbigliamento, accessori, e naturalmente viaggi e vacanze.

Credo saremo tutti d’accordo nel dire che lo sconto è diventato un fenomeno pervasivo e costante nella nostra società, complice certamente la crisi, ma anche la diffusione della rete internet e dei dispositivi mobile, che rendono accessibili spazi d’acquisto virtuali, consentendo di ridurre i passaggi (accorciando la filiera) e agire su un mercato potenzialmente globale. Lo sconto, dunque, non rappresenta più un evento “extra-ordinario” e temporaneo, ma è entrato a far parte della nostra quotidianità.

Ma allora, perché i saldi attirano ancora? Che significato hanno? Perché continuano ad essere un rito collettivo a cui raramente si rinuncia?

Non è certo solo una ragione di prezzo, perché, come dicevamo, le opportunità di comprare a prezzo ribassato sono continue e si sono moltiplicate in tutti i settori.

E’ necessario, forse, osservare il fenomeno dei saldi da un altro punto di vista.

Come sempre propongo di andare a cercare i modelli di consumo che stanno dietro a determinati atteggiamenti dei consumatori, perché in questo modo è più facile cogliere degli spunti e delle opportunità da applicare anche in ambito turistico.

Notiamo subito che nei saldi prevale l’acquisto come un’esperienza concreta, che coinvolge  fisicamente l’individuo: ci si muove all’interno di negozi veri, si cercano i prodotti, si toccano e si provano.

Ancora più interessante è osservare come la “caccia all’affare”, si attui con differenti strategie. C’è chi prova la merce addirittura prima dell’inizio dei saldi, per acquistare poi “a colpo sicuro”, al momento dei ribassi. In questo caso l’oggetto del desiderio viene scrutato, tenuto sotto controllo, osservato da distante e poi catturato al volo. Le persone che attuano questa strategia sono per così dire dei “cacciatori” - i professionisti del saldo - che si fanno una sorta di mappa mentale di ciò che vogliono comprare, in molti casi attendono l’apertura del negozio nella prima giornata di saldi e concentrano gli acquisti in pochi giorni.

Al contrario ci sono coloro che amano andare per negozi ricercando il “colpo di fortuna”, l’occasione inaspettata. In questo caso la pratica dei saldi è occasionale, si protrae per un periodo più lungo, anche in maniera discontinua e casuale. Non si va alla ricerca di un prodotto preciso, ma si presta attenzione a ciò che di volta in volta “capita sott’occhio”, si perlustrano le vetrine, pronti a cogliere qualcosa che serve o che piace a un prezzo conveniente. In questo caso non possiamo più parlare di cacciatori, ma piuttosto di “raccoglitori” di occasioni. Sono gli esploratori dei saldi.

Strettamente collegata a questa categoria, è quella di coloro che prendono i saldi a pretesto per trascorrere il tempo libero e magari vivere una dimensione collettiva dell’acquisto. Il piacere sta nel girovagare da un negozio all’altro, rovistando tra mucchi di merce e provando un gran numero di prodotti, vivendo l’esperienza d’acquisto come momento di svago. Il prodotto in questo caso è secondario, ciò che conta è, appunto, l’esperienza. Potremo definirli “giocatori”, sono i bighelloni dei saldi.

Abbiamo, dunque, provato a catalogare i clienti a seconda dell’esperienza che ricercano e del modello di consumo che attuano.

A partire da queste considerazioni, è possibile immaginare un modo differente di proporre gli sconti nel turismo? Come potrebbero essere proposti i “saldi” in un settore in cui il prodotto è “intangibile” al momento dell’acquisto, i prezzi sono soggetti a variazioni “fisiologiche” continue e le agenzie non si propongono come “luoghi aperti” al consumatore?  

Una partita tutta ancora da giocare, soprattutto se teniamo conto che i saldi ci dimostrano ancora una volta come il consumatore non sia solo homo oeconomicus, ma anche e soprattutto homo ludens.

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