Ultimo aggiornamento alle 09:06
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Isnart fa i conti in tasca alle aziende: investimenti in calo

Un importo complessivo stimato di 1,4 miliardi di euro.

A tanto ammonterà l'investimento delle imprese turistiche nel 2013 secondo l'Isnart, che ha rilevato come solo l'8,9 per cento delle aziende del settore siano certe di poter effettuare investimenti nel corso di quest'anno.

Per contro, il 64 per cento esclude ogni tipo di impegno, mentre il 27,3 per cento sta ancora valutando l'effettiva possibilità di effettuarne qualcuno. Il Nord Est si dimostra l’area geografica più solida: le imprese che prevedono di investire nel 2013 sono il 12,7 per cento, e, tra queste, il 41 per cento non si farà spaventare dalla crisi e aumenterà le risorse impiegate, che sono stimate in oltre 629,8 milioni di euro.

Tra le diverse tipologie di imprese, le differenze sono meno evidenti. Da un lato, il settore alberghiero investe leggermente più dell’extralberghiero (13 per cento rispetto all’11,5), dall’altro, è proprio quest’ultimo il più disposto a rilanciare (per il 49 per cento degli imprenditori del comparto complementare le risorse impiegate nel 2013 saranno maggiori).

Come avvenuto nel 2012, quasi l’84 per cento degli interventi saranno migliorie strutturali, il 10,4 spese di promozione e comunicazione, il 2,8 per cento nel miglioramento dei servizi. Tra le fonti di finanziamento nel 53,5 per cento dei casi, le imprese turistiche reperiscono i fondi necessari attraverso l’autofinanziamento, il 41,6 per cento si rivolge al credito bancario e una minoranza fa ricorso ai canali del finanziamento pubblico o del credito agevolato (il 6,2).

L’utilizzo di risorse provenienti dall’autofinanziamento è più diffuso nel Sud e nelle Isole, dove supera il 60 per cento, e raggiunge il minimo nel Nord Est (41,7), a favore di un maggiore ricorso al credito bancario (49,4 per cento rispetto al 41 della media italiana) o, in alternativa, ai finanziamenti pubblici e al credito agevolato (8,4 rispetto al 6,2).

A fare da deterrente agli investimenti delle imprese le prospettiva di andamento del mercato: per il 36 per cento la previsione di una domanda in calo o in stallo, infatti, blocca la volontà di affrontare altre spese per il futuro.

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