Ci sono i giganti che crollano e vacillano. Ci sono i colossi internazionali che mettono da parte le mire espansionistiche e rientrano in buon ordine tra i confini nazionali.
E poi ci sono le aziende di piccole dimensioni, con un’organizzazione snella e compatta, capace di dare la fiducia necessaria alla distribuzione, offrendo una conoscenza di mete e prodotti che, in buona parte dei casi, può dirsi quasi inesauribile. I grandi attori del tour operating hanno pagato caro i colpi ripetuti della crisi, uscendo in diverse occasioni letteralmente di scena.
Cosa che non si è verificata per i piccoli t.o. che, visto il crescente interesse soprattutto della distribuzione, potrebbero aumentare lo spazio di mercato.
La stagione dei professionisti
“È sempre stato il momento dei professionisti” esordisce Bruno Gaddi titolare di Earth, per poi entrare nel dettaglio: “Non c’è differenza tra grandi e piccoli. Siamo tutti professionisti se facciamo bene il nostro lavoro”. Non tutti i piccoli t.o. adottano il fare diplomatico di Gaddi, nei riguardi delle grandi aziende. “I veri professionisti ci sono da anni - ribadisce il sales travel designer manager di Ruta 40, Roberto Pasqua di Bisceglie -, sono solo rimasti nell’ombra, a causa dei grandi gruppi che dettavano legge con bilanci non veritieri e continuando a riciclarsi. Ora il mercato è cambiato”.
La ricetta vincente messa in atto dalle aziende di piccole dimensioni sembra passare da pochi ed efficaci elementi comuni. Primo fra tutti uno spazio di mercato che corrisponde anche a un ben definito approccio al prodotto. Il direttore di ToAssociati, Fabio Urtatelli, lo definisce come “nicchia”, specificando che “non vuol dire necessariamente lavorare su un prodotto di nicchia, ma la capacità di lavorare ovunque, anche su un’area charter, rivolgendosi al ‘viaggiatore’, che non intende confondersi con il turista mordi e fuggi che, passa tre ore a Petra giusto per dire di essere stato in Giordania”.
Urtatelli sposta l’attenzione su un altro punto, la definizione abusata di tailor made. “Bisognerebbe stabilire cosa si intende per sartoriale: fatto a mano? su misura? Per pochi eletti?” Una serie di interrogativi, anche retorici, che toccano nel vivo Gianluca Rubino, a.d. di Kel 12, il quale entra così nella discussione. “Un viaggio di gruppo, di taglio culturale, con tappe definite, è organizzato nei dettagli. Non può quindi dirsi su misura. Si deve invece partire da una richiesta su una destinazione e un professionista che la conosce nei minimi dettagli può ‘cucirla’ addosso a un cliente”.
Quelle dei piccoli t.o. sono realtà ‘toste’, con esperienze anche trentennali ma che, soprattutto negli ultimi anni, hanno visto crescere l’interesse da parte del canale agenziale.
In prima linea con le agenzie
Un interesse che, alle volte, tradisce la volontà di carpire informazioni. “Da quarant’anni ci sono sempre state richieste di preventivo, misteriosamente scomparse - racconta Urtatelli -, salvo poi sapere dai nostri contatti locali che le adv avevano cercato una via più facile”.
Diversa l’esperienza di Laura Baccanelli, direttore tecnico de La Fabbrica dei sogni, che ha speso gli ultimi vent’anni “cercando di coltivare rapporti umani sempre più stretti”. Stessa via percorsa da Mauro Olivero, titolare di Seven Worlds, che ribadisce: “Noi ci mettiamo la faccia: è anche uno dei nostri slogan. Puntiamo sulla squadra, solida e compatta da molti anni”.
Un punto di vista decisamente più articolato è quello di Fabio Scalzo, responsabile marketing de I Viaggi di Maurizio Levi, che riassume: “Vogliamo essere l’antidoto per le adv al turismo di massa che ha intossicato e appiattito l’offerta dell’ultimo ventennio”. Quale che sia la mission delle piccole aziende, il futuro passa da una sola via, che Pasqua di Bisceglie riassume così: “Rimaniamo ‘sarti del viaggio’”.
