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Caffè con il direttore - Tocchetti:
“Così cambia la comunicazione”

di Remo Vangelista

Si respira un clima diverso questa estate. Quella che per lunghi mesi è stata definita la fase di ripresa (enfatizzata anche troppo), ora appare qualcosa di concreto e determinati.  

Malgrado via sia ancora, soffocato nell’angolo, la paura dell’autunno e del Covid che non vuole lasciare il palcoscenico.  

In questo scorcio di mercato si muovono con attenzione le agenzie di comunicazione e le società di consulenza, tra qualche cliente più timido e altri che scaricano adrenalina sul mercato.  

Massimo Tocchetti, (nella foto) presidente di Aigo, sembra affrontare il momento con una buona dose di calma e ironia, spiegando nel Caffè con il direttore come è riuscito a districarsi in questi due anni di saliscendi e false speranze.

Adesso nascono campagne a ciclo continuo. Ma è tutto vero?
Vedo in modo netto che stiamo vivendo la frenesia del fare. Ho l’impressione che le società di comunicazione di riferimento stiano vivendo una fase di ripartenza a velocità elevate, per alcuni aspetti si tratta di un fenomeno atteso. Questi ritmi non erano prevedibili.

Diciamo che avete oliato gli ingranaggi in tutta fretta. Difficile ripartire?
Noi di Aigo non abbiamo mai stoppato la linea di continuità. Anche nei momenti più complessi si è deciso di continuare a tenere alta l’attenzione dedicando tempo e idee ai progetti. Nelle fasi più acute della pandemia questo ci ha dato morale.

La comunicazione nel 2020 sembrava scomparsa. Le aziende ferme al palo e il business relegato nei box. Cosa pensava in quei mesi?
La prima fase di stop è stata quella più travagliata e ammetto che abbiamo sofferto. Non si vedeva una fine e tutto sembrava immobile. Oggi pare distante, ma non possiamo dimenticare. Io guardo sempre avanti, ma in certe giornate ho patito l’incertezza.

Ora s’intravvede una nuova fase della comunicazione aziendale?
Posso dire che il modo di comunicare è mutato. Adesso sia noi sia i nostri clienti utilizziamo una comunicazione più diretta e meno informale. Se vogliamo spiegarla meglio direi che sono stati abbandonati certi fronzoli.  

Con una ricerca del messaggio più forte?
Direi che noi come agenzie dobbiamo moltiplicare gli sforzi rispetto al passato. Bisogna dimenticarsi una certo modo di lavorare del 2019, perché viviamo un’epoca diversa anche nel nostro mestiere.

Avete rivisto anche la linea di clienti?
Aigo, come il resto del mercato, ha cercato di seguire le tendenze e per questo ci siamo riconfigurati con un’attenzione maggiore sul mercato nazionale. Penso anche a città di richiamo turistico come Courmayeur o Trieste. O il progetto per la Regione Lombardia.

Ma le aziende comunicano meglio rispetto a qualche anno fa? Non si corre troppo senza badare troppo al messaggio?
A livello generale vedo che si sta dedicando sempre meno spazio alla parte emozionale del messaggio. Questo non mi convince per niente, anche se capisco che dopo la fase pandemica è necessario ricordare e rilanciare il prodotto. Ma in troppe situazioni si perde il valore aggiunto dell’emozione.

Forse la frenesia per agguantare il treno?
Sì, vedo anche io una certa concitazione pubblicitaria. Comunque, a parte le problematiche, sono contento perché dispongo di un parco clienti interessante (nel turismo) che dispone di progetti di valore. Alla fine, se i contenuti valgono si fa ancora la differenza.

Tre messaggi chiave che si rincorrono in questi mesi?
La sicurezza in generale, la polizza assicurativa indispensabile e la flessibilità dell’offerta.

Cosa rallenta lo sviluppo del business turistico?
La mancanza di interlocutori in grado di pensare a lungo termine. Se guardiamo l’esperienza di altri paesi, ci rendiamo conto che ragioniamo con una vision che va sino al 2030. La nostra si riduce al corto raggio, in molteplici situazioni.

Il progetto a cui sente più legato?
Non voglio fare torti a nessuno, ma l’Oman è una meta capace di dare grandi soddisfazioni lavorative. Abbiamo preso il cliente quando segnava presenze con poche migliaia di italiani e siamo arrivati a 53mila. Con basi serie per futuri impegni. Aggiungo però New York, perché è senza dubbio entusiasmante lavorare con un cliente dalle idee molto chiare.

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