“Valtur ci sarebbe piaciuta, ma al giusto prezzo”. Risponde così Pier Ezhaya (nella foto), direttore tour operating di Alpitour World, ai giornalisti che, in occasione della conferenza stampa di lancio della stagione invernale, gli chiedono un commento su come si è chiusa la gara per Valtur, vinta con un’offerta da 5,2 milioni di euro da Nicolaus dei Fratelli Pagliara.
“La nostra offerta era ben lontana da quella avanzata da Nicolaus: si posizionava poco sopra il prezzo di ingaggio (1,5 milioni di euro, ndr) – spiega Pier Ezhaya –. Inoltre avremmo avuto necessità di un ulteriore investimento quantificabile in almeno 5, se non 7 milioni di euro, in comunicazione per il rilancio del brand”.
Il valore riconsociuto
L’importanza del marchio, del resto, è innegabile: “Valtur ha una forte identità sul mercato, soprattutto consumer, che ci avrebbe consentito delle operazioni interessanti. Ma a noi non resta che fare i migliori auguri ai nuovi proprietari del brand”. Non che ad Alpi sarebbe mancata la liquidità, va detto, visto il sostegno in termini di liquidità messo a disposizione da Giovanni Tamburi, ora in possesso del 70% delle quote dell’azienda turistica.
Indiscutibile il fatto che l’acquisizione di un nuovo marchio da aggiungere agli attuali 7 brand della scuderia Alpitour avrebbe comportato un impegno molto alto per i manager di Via Lugaro, nella riprogrammazione delle proposte e dei cataloghi: “Anche perché una proposta consistente a marchio Valtur deve per forza portare con sé un buon portafoglio di villaggi, non bastano due o tre strutture” argomenta Ezhaya.
Il caso del Tanka
Alpitour del resto è consapevole del peso che l’eredità del marchio Valtur ha lasciato sui villaggi. Come nel caso del Voi Tanka Resort, ex Tanka Village, per il quale l’impegno in termini di investimenti è stato ingente sin dai giorni successivi all’acquisizione della struttura per renderla operativa al più presto e per il quale un importante piano è previsto nelle prossime stagioni.
