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Match Point Pompili
Veratour e la fedeltà

di Remo Vangelista

I numeri non perdonano, ma Stefano Pompili (nella foto) non vuole lasciare le mete storiche.

Il d.g. prova però a metterla sul sentimentale. “Quanto successo negli ultimi 3 anni ha spostato completamente il mercato turistico, ma noi di Veratour non possiamo abbandonare Egitto e Tunisia”.

Pompili risponde al telefono da uno dei suoi villaggi, “dopo aver assistito a un’estate strana, ma con numeri interessanti”. L’operatore chiuderà l’esercizio con ricavi in flessione del 5 per cento, mantenendo sempre una discreta performance sul fronte della marginalità. Questo grazie alla solita e ben nota operazione di contenimento dei costi (taglio pesante delle iniziative di marketing, per esempio) che offre sempre risultati.

Partiamo da questa estate che ha visto il tutto esaurito in Spagna e Italia?
Direi anche la Grecia, oltre a Spagna e Italia. Mi piace inoltre sottolineare i buoni dati di vendita di settembre. Ma il lungo raggio ha fatto la sua parte bilanciando i noti cali.

Proprio il lungo raggio può diventare la prossima cassaforte dei tour operator?
Ora rappresenta una parte molto importante a supporto del corto e medio raggio. Noi dobbiamo molto a Egitto e Tunisia che un tempo valevano 60 milioni di euro, il 35 per cento dei nostri ricavi. Oggi quel segmento di mercato vale 4 milioni. Noi siamo imprenditori e guardiamo avanti, sperando…

Finalmente un dato che fotografa in maniera trasparente il crollo delle vendite. Dopo aver letto numeri improbabili lanciati sul tavolo da altri operatori, Veratour alza il velo.

Avete comunque tentato di fare ripartire le vendite in Tunisia. Con quale risultato?
Dal 18 luglio al 6 settembre abbiamo portato 700 passeggeri. Come detto prima, il cuore ci fa proseguire su queste destinazioni. Teniamo una finestra aperta su una meta che ha sempre fornito volumi e margini di guadagno. Una questione di rispetto.

La fascia centrale della clientela sembra scomparsa. Ora giocate tutti la stessa partita alla ricerca del prezzo più alto.
Infatti è diventato quasi più semplice vendere viaggi sopra i 1.500 euro rispetto alla fascia più bassa. Noi abbiamo lo scontrino medio in aumento che ha raggiunto 1.380 euro in questo esercizio.

Meno male che l’Italia vive un momento di esplosione turistica.
Certo, e per questo nel 2017 metteremo sul mercato ben 7 strutture italiane. Servono villaggi italiani per rispondere alla richieste della clientela che preferisce il mare di casa.

Torniamo al lungo raggio. A dicembre si parte con il villaggio maldiviano?
Si, siamo pronti e per Natale riusciremo finalmente a offrire la nuova struttura. Bisogna cercare di pilotare le vendite verso le destinazioni che soffrono meno certe tensioni.

Che inverno ci dobbiamo aspettare?
Sulla falsariga del 2015, senza grossi acuti, ma in grado di offrire buone risposte. Il cliente dovrà però fare attenzione alla qualità del prodotto.

Lo dice con una vena di amarezza perché su alcune mete anche quest’anno si sono viste promozioni strane. Ma Pompili scivola via, fedele al suo personaggio che ama poco le polemiche.

Dicono che qualcuno dei grandi soci di Astoi cerchi con insistenza la via della vendita diretta. Una nuova via?
(sospiro n.d.r.) Veratour è cresciuto con le agenzie e non cambia strada. Lascio ad altri percorsi e pensieri diversi. I dettaglianti ci sostengono e noi vogliamo stare al loro fianco. Non ci interessa la vendita diretta al pubblico. Lo ribadisco tutte le volte.

Negli ultimi mesi si sono viste meno offerte speciali rispetto a qualche anno fa. Inversione di tendenza?
Abbiamo assistito a meno offerte speciali e meno last minute, quello brutto che rovina il mercato. Forse noi operatori abbiamo messo sul mercato un contingente di posti adeguato. Mi è sembrata una stagione meno frenetica più equilibrata.

Forse perché una parte dei razziatori del mercato e amanti del last minute stracciato hanno già chiuso baracca. Resta ancora qualche elemento ma non sembra avere vita facile…

Leggi anche: Veratour, Stefano Pompili
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