Ultimo aggiornamento alle 15:56

Torre di Controllo

Lino Vuotto, giornalista di TTG Italia
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Cerchiamo di non dargli troppo peso

Cambiano, gli aeroporti. Al passo con i tempi, con le nuove necessità. Si trasformano in centri di attrazione oltre che strumenti per regolare il trasporto aereo. E anche per questo 'cedono' al design, diventando sempre più arditi. Ne è un esempio il nuovo Queen Alia di Amman, un gioiello di architettura.

Bene, detto questo forse gli aeroporti di tutto il mondo dovranno prepararsi a una nuova rivoluzione e se il concetto riuscirà a fare breccia gli scali saranno invasi da... Bilance. Sì, certo, quelle cose che servono per pesare. Ci sono già, direte voi, per i bagagli, da tempo, da sempre, forse. Ma non basteranno. Del resto ve li vedete i viaggiatori accucciarsi o sedersi con la valigia per il peso complessivo? O da soli con il bagaglio a mano per verificare se quanto dichiarato al check in online corrisponde al vero? E l'imbarazzo di certe signore o signori davanti a un sovrappeso di troppo?

Ora spostiamoci a due antipodi del mondo e cerchiamo di capire meglio. Norvegia. Un professore norvegese dal nome tutt'altro che locale, Bharat Bhatta, lancia il suo teorema: i passeggeri degli aerei devono pagare in base al loro peso. Bhatta ipotizza tre tipi di strutture tariffarie: direttamente legata ai chili, un supplemento oltre una certa soglia, una tariffa base e poi sconto o aumento in base al peso. Semplice. Ma poi va controllata. Certo, ci sarebbero risparmi e le compagnie guadagnerebbero di più. Ma i tempi per il check in? E gli investimenti?

Antipodi del globo. Isole Cook e Samoa. Samoa Air. Il boss Chris Langton forse non conosce Bhatta, ma non ci ha pensato due volte: "Da noi si pagherà a peso, un tot a chilo". Non sono mancate le critiche e allora è andato alla radio a spiegare: "Così le tariffe sono eque, trasparenti e, credetemi, più basse. Il mondo è cambiato, cambiamo anche noi. E poi diciamolo: chi di noi non ha pensato a un'ingiustizia con il vicino molto più pesante di lui ma con la stessa tariffa?".

2009, Europa. Una compagnia low cost ha un'idea simile, la chiama 'Fat tax' e sul sito lancia un sondaggio. Un terzo si dice d'accordo. Sarebbero state ancillary a go go. Michael O'Leary guarda l'orologio: "Impossibile starci con i tempi di imbarco se dobbiamo controllare tutti. Tornate allo studio sui posti in piedi in aereo, pensiamo a cose più serie". Su tantissime cose, ricordiamo, il ceo Ryanair ha visto giusto.

Twitter @linovuotto

Leggi anche: Ryanair, michael O'Leary
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