Mi son distratta un attimo.
Ma forse è stato più di un attimo, e l'inverno è diventato un lancio di coriandoli.

È arrivato Carnevale!

E arrivano anche le prime indicazioni, i primi numeri del periodo. Sembra che quest'anno gli italiani si muovano, si concedano un po' di vacanza e respiro in questi giorni di festa nelle strade.

E speriamo faccia bello. E speriamo faccia un po' caldo, che i bambini possano mettere i costumi e colorare le strade di risate e scherzi.

Carnevale per me è sempre stata una cosa seria. La cittadina dove vivo ha un Carnevale storico, sfilate di carri allegorici e feste per quasi un mese. Ivrea è vicina, e Ivrea vive di Carnevale, fra la Mugnaia, il Generale e le squadre scalmanate degli arancieri.

Ho visto il Carnevale di Venezia, che non è Carnevale. È magia. Magia sull'acqua.

E Viareggio, e Putignano.

Su e giù per l'Italia le maschere si prendono lo spazio loro: tolte le maschere da tutti i giorni, la gente si mette altre maschere, chissà, forse più vere.

Quest'anno, però, mi piacerebbe andare a vedere da vicino una festa misteriosa e antica, di cui ho sentito parlare.

Si svolge a Mamoiada, in Sardegna. È la festa danzante dei Mamuthones e delle loro controparti colorate, gli Issohadores. Sfilano i Mamuthones nelle loro pelli di pecora e maschere nere, campanacci al collo, guidati dagli Issohadores. Una specie di processione. Un rito, più che una festa chiassosa, che forse ricorda la vittoria su qualche forza malvagia, nell'antichità più remota. Sembrano usciti direttamente da un nuraghe. Quando arriva la sera, la sfilata si ferma e fra le vie si fa festa fino a notte fonda, quasi come se ci si volesse liberare dalla paura e dalla tensione provate durante il giorno.

Un Paese che parla così tante culture, dalle trine di Venezia alle pelli dei Mamuthones, merita una festa ogni giorno.

Non solo a Carnevale.

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